Pian pianino la luce del sole, la trasforma in coriandoli d'or...
C'è stato un anno, molto tempo fa, in cui arrivò in casa una cassetta (vhs, vi pensate? Per i gggiovini d'oggi sembra l'epoca paleozoica) con cartoni e canzoni di Natale di Topolino & friends. La Disney dei vecchi tempi. Una sfilza di classici e non rivisitati, cantati da Paperino, Pluto, Topolino, animazioni stile Fantasia e musiche coccole. Mia sorella ed io lo facemmo diventare la tradizione della sera della Vigilia, perché i cartoni che facevano (e che ora quelli della tv, super taccagni, faticano anche a trasmettere) non erano sempre i nostri preferiti. C'era questa canzoncina -che includeva la strofa che leggete all'inizio- che ora mi risuona nella mente a lavoro, quando metto i piedi fuori dal letto (nel trauma del mattino), mentre guido (la radio in auto non mi funziona, adesso ditemi che sono una ragazza fortunata).
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Se vi aspettate un post ad alto tasso di parole come "vinificazione a lacrima", "macerazione delle uve", "svinatura", "sapore giustamente tannico", purtroppo -o per fortuna- per voi siete nel posto sbagliato. In Villa Veritas è stato per me il primo evento a tema enologico e mi ha vista arrivare affamata(ah-ehm) e curiosa di trovare almeno 3 vini che mi piacessero, finalmente. Questa prefazione è doverosa per dirvi che il vino non è un qualcosa che ordino al ristorante con nonchalance, agitando la mano e facendo la sommelier che non sono. Nemmeno in casa consumo vino - solo nelle occasioni di festa e rigorosamente col dolce. Non amo molto i rossi corposi. Sono più tipa da bianco. E se devo usare degli aggettivi per descrivere il tipo di vino che mi piace... ricado sempre in quelli che uso per descrivere i dolci. Che ci fa allora una papera tra i cigni, ad un evento in cui tutti più o meno conoscono l'etimologia della parola "affinamento"? Imparo. Apprezzo. Chiedo. Osservo. E inevitabilmente mi diverto, in compagnia del mio Dani. Me ne sono uscita entusiasta. E se cercate anche il mio momento da zucca leggera e vorticante causa troppi assaggi... leggete più giù e lo troverete! Partiamo dall'inizio. La location dell'evento, conclusosi Lunedì (9-10 Ottobre), era la magnifica, magica, mia amata Villa Contarini. La cosa che più mi ha sorpresa è che fosse aperta esclusivamente agli ospiti di In Villa Veritas. Un altro modo per vederla, un altro modo per riempire le sontuosissime stanze. Molti gli eventi nell'evento: workshop, seminari, addirittura show cooking. Dani ed io eravamo in fibrillazione. L'aria frizzantina dell'Autunno (che si sentiva a folate nei video su Stories - Instagram dove sono @thegrowlingpatry), la reflex, il timido sole e tantissime cose da provare. Grande la mia fortuna: il pass stampa in tasca. E poi la presenza della Folperia di Max e Barbara e di Nino U Ballerino, il cui panì cà meusa (panino con la milza) ci intrigava da un po'... un mix di rincorse, quindi, verso quest'evento che aspettavamo entusiasti. Sapere, poi, che sarebbero stati presenti ben 65 produttori di vini e distillati e ben 35 di gastronomia speciale... sì insomma, a uno poi la curiosità brucia! Ed eccola qui, la nostra splendida villa, all'ingresso dell'evento. Appena entrati ci sono stati dati guida e pass per ottenere il bicchiere per gli assaggi, nonché libero accesso alle sale dedicate. Al primo piano l'ala sinistra, l'ala destra e la particolarissima sala con la conformazione di cassa armonica di chitarra erano aperte ed allestite con degustazioni di vini di ogni tipo, nonché di specialità gastronomiche nuovissime anche per me - che sul cibo posso dirmi più ferrata, ecco. Nella splendida sala delle conchiglie altrettante degustazioni. Il parco era liberamente aperto ai partecipanti (un vero peccato che il tempo fosse un po' incerto tanto da scoraggiare le passeggiate per ossigenare il cervello, vi avevo già raccontato di quanto sia meraviglioso). Essendo le aree distinte per regioni o fili tematici (presenti anche delegazioni estere come la Slovenia e la Francia), l'inizio del percorso gustativo era assolutamente a discrezione propria. Uno, per dire, poteva anche decidere di cominciare in maniera patriottica presso il Padiglione Veneto, al piano superiore delle foresterie vecchie (la zona a destra guardando l'ingresso principale della villa), e poi proseguire con un excursus di tutta Italia ed oltreconfine. Noi abbiamo deciso di partire dall'Ala Sinistra, che ci ha portati a fare la conoscenza del primo amore della giornata. La trota salmonata affumicata di Trota Oro. Allevata in acqua dolce di montagna tra le bellezze del Trentino ed affumicata sapientemente da mani storiche, ha colpito il palato che avevamo appena 'battezzato' con una entrée di benvenuto bianco. Pochi istanti dopo ho avuto l'occasione di assaggiare anche il salmerino affumicato. Al che ci siamo ricreduti. Salmone? What is salmone? Trentino we love you. Il dedalo di assaggi, tra vini fermi, rosé (per me), bollicine, percentuali di Malvasia in vini selezionatissimi, prime uve, raccolte tardive, maturazioni in botti speciali, ci ha fatti piombare al banco della Cascina Chicco, Piemonte (CN). Giunti a quel punto avevo bisogno di dolcezza. Di fronte al gentile signore che era lì per chiarire i miei evidenti dubbi sul vino ed offrirmi qualcosa da assaporare ed annusare ho pigolato, sentendomi un po' in colpa, che ero un po' stanca di vini vaghi. Avevo bisogno di una sferzata decisa e dolce. L'avessi mai detto! Il signore e la sua collega hanno sorriso, e con piglio deciso mi hanno offerto il loro passito Arcass (arneis raccolta tardiva). Bè. La cosa più buona che io abbia mai bevuto. Dolcezza di frutta secca, miele, assolutamente non stucchevole. E non ditemi che vabbè, tanto io ed il vino non siamo migliori amici quindi non posso sapere... ma ve lo giuro, mai ho bevuto qualcosa di più buono. Daniele, più esperto di me, era ugualmente piombato nel paradiso dell'uva fermentata. Al che, poi, mi sono recata al Wine Shop e l'ho richiesto. Picche, purtroppo. L'evento, organizzato dall'enoteca La Mia Cantina di Padova, non poteva fornire agli ospiti tutta la varietà di bottiglie disponibili per gli assaggi, essendo queste numerosissime (almeno 4 alternative come minimo a produttore). Ma l'ho giurato a me stessa, una bottiglia di Arcass la vorrei sempre avere in casa, ed andrò sicuramente a comprarla. Proseguendo al piano terra, nella sbalorditiva sala delle conchiglie, ho continuato ad assaggiare vini di tutti i generi, e sono pure stata servita da un signorino di circa 10 anni che accompagnava i genitori. Un qualcosa che non capita tutti i giorni :) ! La sala delle conchiglie ospitava, più delle altre, una concentrazione maggiore di produttori gastronomici. Particolarissima la postazione torrone caldo: un signore offriva a tutti gli ospiti un pezzetto di ostia in cui spalmava con una spatola del torrone molto caldo, super cremoso e filante. Mi ci sono tuffata come una bimba. Unica anche la proposta della Pregiata Forneria Lenti: il loro panettone alle olive è sicuramente qualcosa che non avevo assaggiato prima. L'abbinamento con i vini siciliani della postazione più in là, poi ha esaltato il tutto. A tal proposito, arriviamo al punto in cui i crostini con paté di acciughe del Mar Cantabrico, quello di olive taggiasche pregiatissime o quello di pistacchio dolce/salato, il pane offerto ad ogni stand ed il torrone spiluccato, non mi hanno più supportata nella sicurezza sulle gambe. Ridete, voi, ma con almeno un 15-20 assaggi già fatti (ed eravamo solo a metà) una non è che poi fa le foto dritte. Ad un certo punto, insomma, tentavo di lanciare segnali a Dani, tra una spiegazione dei produttori e l'altra, per fargli capire che 1) il mio stomaco aveva bisogno di una pausa da tutto quel pout-pourri di vini 2) avevo fame, e avevo bisogno di cibo più consistente di un crostino. Bè, non ce l'ho fatta. Come vi dicevo, eravamo finiti allo stand siciliano di un ragazzo molto simpatico con la giacca a quadretti. Parlava di passito e lo reggeva in mano ed io, amante del passito e scellerata seriale, non ho potuto non chiedere "E se te ne chiedessi un assaggio? Ma proprio una lacrima sai". La sua risposta? Un sorriso e poi... non ho capito cosa mi ha detto. Cretinamente, nel trambusto, ho detto "Sìsì!". E in quel momento ha cambiato bottiglia: "Allora ti faccio partire da questo, che è il primo step verso la fermentazione finale del passito". Insomma, avevo appena accettato il percorso del passito. E' finita che mi son bevuta altre tre bottiglie e poi giunta al passito, o meglio, allo Zibibbo, ho capito che era proprio ora di mangiare. Ridacchiavo, allegria! Siamo scappati a prendere aria. [ Postilla: Ok, a questi eventi sono disponibili ovunque dei contenitori per versare il vino che, dopo l'assaggio (che dovrebbe essere quello stile pulcino, due gocce), non si necessita più di bere. Etichetta a parte... che spreco è? Insomma, tutti quei vini pregiati appena assaggiati e poi eliminati dai bicchieri? Ma dai. ] Insomma, cosa ho mangiato a In Villa Veritas? La parte consistente del mio pranzo, fatto alle 15 circa, ha consistito in qualcosa di molto lontano, sia geograficamente che concettualmente. Folpetti, masenete e panì cà meusa. Cibo di strada di due titani - e pure Gambero Rosso la pensa così, perché nel 2015 li ha insigniti rispettivamente del 2° e del 1° posto nella classifica italiana del miglior street food. Folpetti e masenete (i granchietti che si trovano in questo periodo qui in Veneto, diversi dalle moeche) sponsored by i mitici (e padovanissimi) Max e Barbara de La Folperia (di cui vi avevo parlato QUI), ce li siamo gustati sporcandoci le mani tutti felici. Il panì cà meusa (panino con milza, formaggio e sale) di Nino U Ballerino, giunto sin qui apposta per la manifestazione, era nei sogni di Dani da un po'. Inaspettatamente l'ho apprezzato un po' più di lui, nonostante, ve lo dico con onestà, io preferisca i folpi e le masenete. La consistenza viscidina della milza era qualcosa di vagamente brrrrrrrr, il gusto era molto buono, molto sapido. Perché ho ordinato anche io un panì cà meusa se non sono affatto una fan delle frattaglie? Questo non ve lo so dire. Chiedetelo al coraggio momentaneo che mi ha infuso il vino! La seconda parte del nostro tour ci ha visti impegnati con i vini e le specialità Venete, slovene e francesi. Eravamo un po' saturi di assaggi quindi ci siamo decisamente contenuti rispetto alla prima parte del nostro giro. Al padiglione Veneto abbiamo incontrato anche qualche nome di cantina conosciuta, nonché specialità tipiche come salumi e formaggi. Bello ritrovare anche la Società Agricola Littamé, conosciuta grazie al famoso Ocaburger del Padova Food Festival. Abbiamo assaggiato la loro porchetta d'oca... particolarissima! Siamo usciti da In Villa Veritas indecisi. Avremmo voluto ripercorrere ancora le bellissime sale, alzare il naso sui dettagli nascosti, testare quel vino che ci aveva incuriosito. Andare a passeggiare nel parco sul retro della villa, per fare due chiacchiere con le papere del lago. O tornare a riprovare la birra artigianale al miele che è piaciuta tanto a Dani. Ce ne siamo andati con un sorrisone stampato e la curiosità ancora a mille. Avremmo voluto spendere più tempo anche nell'angolino dedicato alle Berkel d'epoca. Villa Contarini, gli organizzatori, i produttori e la passione che li muove... non saprei chi ringraziare per la bellissima esperienza. Spero di ripeterla ancora e ancora, un po' perché il mondo del vino sotto questo punto di vista è finalmente quell'ambito permissivo in cui posso chiedere senza vergognarmi (sapete, per i ristoranti girano certi camerieri che ti fanno sentire una babbana...), un po' perché quest'incrocio meraviglioso di vino e cibo di nicchia mi ha fatta impazzire. Non sapevo dove guardare, dove fermarmi. Avrei voluto avere quattro stomaci: due per il vino, due per il cibo. Avere a che fare con i diretti produttori è stato interessantissimo, al di là di qualsiasi aspettativa. Sono una ragazzina cresciuta con la vendemmia di Settembre insieme ai parenti, con il sorso di mosto crudo, con il torbolino delle sagre d'Ottobre, con il vino imbottigliato (da sempre) in casa. Quella con i nonni che se non hanno del vino in tavola non pranzano/cenano. Il vino per me ha sempre avuto un sapore di colori familiari, un'accezione casalinga. Un evento in veste curata, di qualità, mi ha catapultata in un universo di possibilità, di storie... e a me le storie piacciono molto, credo lo sappiate. Che posso dirvi? Abbiate pazienza. La regia mi dice che si tratta di un evento biennale, quindi... ci rivediamo a In Villa Veritas 2018! Questa mattina ho partecipato ad un evento un po' diverso dai miei soliti food festival o food tour, anche se i presupposti per la mia tematica preferita c'erano: la fiera per gli sposi Sposissimevolmente, a Stra (VE), includeva tutto lo scibile per quanto i riguarda i matrimoni... incluso il catering. Location: Villa Foscarini Rossi - giusto per intenderci, la villa attaccata a Villa Pisani, famoso museo nazionale che in ogni caso vi invito a visitare. L'evento si svolge qui dall'1 al 2 Ottobre dalle 10 alle 19, mentre al Relais Monaco (Ponzano - TV) dal 12 al 13 Novembre in versione ridotta. Indubbiamente la bellissima villa esalta tutto il contesto della fiera Veneziana. Chissà cosa ne pensa anche il fantasma che la abita, Elisabetta Corner... Tantissime le idee per i futuri sposi: un centinaio gli espositori organizzati in un percorso a stand dentro alla Villa, su tutti i piani e le stanze disponibili. Vari anche gli stand all'aperto, come il fortissimo photobooth di Fotoboothitalia, stand che nomino per primo per presentarvi le mie compagne d'avventura: mia sorella Cinzia, Giada di Piccole Cose della Città, Carolina di The Smart Dressing e Selena. Da notare il 'bea fioi' tipicamente Veneto, ahah! Senza dilungarmi troppo in chiacchiere faccio prima a mostrarvi cosa ho visto: molti vestiti da sposa, alcuni particolarissimi (quello a kimono, per esempio), altri decisamente fuori dal mio gusto perché troppo eccessivi. Mi direi abbastanza orientata verso il minimal classy, se proprio devo dirvela tutta! Altra cosa che ho trovato bellissima: gli allestimenti per le tavole... la famosa mise en place. Come ben saprete ormai foodblogger fa rima con food stylist, fotografa, storyteller, foodreporter. La prima tra queste parolone è un qualcosa che c'entra molto con la 'messa in posa' del piatto. I colori, gli accostamenti, la scelta delle stoffe, delle posate, le decorazioni che si possono azzardare oppure no. Anche il minimo spostamento di una fogliolina di basilico può stravolgere l'equilibrio di una foto in the making. La mise en place dei professionisti dei matrimoni appaga il cuore e gli occhi. Ci vuole maestria e pazienza, chissà se chi li guarda per un solo istante lo sa! Tanti sono tanti stili, per carità, ma io vi mostro i dettagli che ho apprezzato di più. Trovate anche le foto agli elementi décor sparsi qua e là, a portata di clic! Passiamo ora alla categoria che sento più mia: il cibo. E ammetto di essere rimasta un pochino delusa. Il cartello con freccia 'food and drink' all'ingresso mi aveva lusingata su allestimenti matrimoniali, test di finger food, prototipi di torte... e invece nada, il cartello indicava il bar, le torte erano le grandi assenti (ma neanche gli stampi di polistirolo ricoperti di pasta di zucchero -che odio-, manco quelli c'erano) e di fingerfood ho solo visto un micro tavolino all'ingresso. Che peccato, mi è dispiaciuto davvero moltissimo. Non è che dalle presentazioni powerpoint si possa capire come lavora un catering... si mangia con gli occhi ma anche con la bocca! Facciamo un appunto agli organizzatori! We want food! Vi mostro le cose commestibili che ho incrociato al mio passaggio (oltre ai confetti che avete già visto ma che in pochi si azzardavano a toccare perché timorosi del fatto che fossero lì solo per bellezza). Come vedrete una su tre è sotto vetro: bomboniere di qualità per sposi amanti dei regali commestibili. Qualche altra particolarità: lo stand di una sartoria arredato divinamente, con angolo di produzione; gli album fotografici mignon da dare agli invitati qualche mese dopo il matrimonio (originalissimi!!!); dei segnaposto geniali a forma di lampadina, gli inviti effetto pizzo, il riso colorato da lanciare agli sposi. La domanda che ci ha fatto Sposa D'Este, maison di abiti da cerimonia, è stata: che cos'è per te il matrimonio? Io ho risposto a modo mio. Che dire... ogni donna sogna una giornata meravigliosa con un abito meraviglioso, che sia il matrimonio, una cerimonia particolare o la serata delle debuttanti a Vienna. Sposissimevolmente ha talmente tanti nomi di attività padovane, trevigiane e veneziane da proporre che c'è solo l'imbarazzo della scelta! L'idea di partecipare a questo evento è partita direttamente da Giada. La curiosità e l'entusiasmo hanno prevalso sul fatto che nessuna di noi, per un motivo o per un altro, fosse prossima alle nozze. Abbiamo ridacchiato a lungo, tra uno stand e l'altro, quando gli espositori chiedevano sempre di indicare la sposa... mi pare giusto quindi concludere questo post un po' diverso dal solito con delle foto delle mie bridesmaids per una mattina, con annesso ricordino floreale lasciatoci da una fioreria, Lamelacannella, che mi è piaciuta molto per lo stile e il modo di fare. Grazie di nuovo a Giada, Cinzia, Carolina e Selena per avermi fatto trascorrere una così bella mattinata al femminile tra tulle, rose, arpe, pianoforti e sogni incantati. Quest'estate non ho ancora visto il mare, ma mi sono riempita gli occhi di montagna e verde e azzurro del cielo. Conoscevo già la Folgaria, un territorio che comprende vari paesini e un'infinità di cose da fare, ma i miei ricordi risalivano ad una me bambina che si lanciava dal seggiolino dell'altalena per finire in montagne di neve fresca, nei silenzi ovattati interrotti solo dalle risate della mia famiglia e dei miei cugini. Quando avevo 4 o 5 anni nel periodo dell'Epifania ci trasferivamo in Folgaria per una settimana. Per questo motivo quando Dani ed io abbiamo scelto di trascorrere lì qualche giorno non sapevo più cosa aspettarmi, essendo i miei ricordi poco nitidi. Avevo anche un po' di paura: sarebbe stato un soggiorno basato su relax e pensionati a colazione, a prescindere dalla bellezza delle montagne? Mi sbagliavo di grosso, davvero. Prenotato tramite Booking un hotel che ci ispirava fiducia e notato il fatto che il check in sarebbe stato alle 15 siamo partiti da Padova con gli scarponi da trekking diretti verso il Parco delle Cascate di Molina, a Verona (6 Euro a testa l'ingresso) - giusto per non perdere una giornata intera e vedere qualcosa di nuovo, seppur facendo una deviazione. Ci siamo trovati immersi in un bosco-parco davvero bellissimo: aree per picnic e soste, cascate in ogni dove, pace, libellule grandi quanto un cucciolo di gatto(il mio parametro di misura, ovviamente). La piantina ci indicava la scelta di uno dei tre percorsi (verde, rosso, nero), tutti conteggiati in base alle tempistiche di percorrenza, ma abbiamo fatto come altri, ovvero un mix di percorsi (quello nero ha salite impervie niente male) per vedere in 3 ore di calma tutte le cascate e gli scorci che ci interessavano. Special mention to l'altalena sulla cascata, con una rampa per lanciarsi verso una cascata quasi celata da pareti rocciose altissime. Una sensazione di libertà che non abbiamo voluto farci mancare. Pranzo a sacco ovviamente, nonostante il Parco sia servito da un bar. Abbiamo preferito i nostri paninoni con insalata e salumi, giusto per entrare nello spirito montanaro autentico sin dall'inizio. Salutato il Parco delle Cascate di Molina ci siamo diretti verso la montagna vera e propria, impazienti di vedere hotel, camera, centro paese e ufficio IAT. Indispensabili i consigli dell'ufficio turistico del posto, non si può sempre far tutto via pc e Tripadvisor! Ebbene, l'hotel era il più centrale di tutti (Antico Albergo Stella d'Italia), super storico, il più carino a nostro avviso. Sul retro un campetto da basket molto bello popolato da giocatori ad ogni ora, il che ha fatto fare un guizzo di gioia anche al mio, di cestista (che però non aveva le scarpe adatte per tuffarsi nel gioco). Folgaria ci è apparsa subito viva, ma viva con la calma delle montagne, non so se mi spiego. Tutto un altro mondo dal popolo del mare, spesso incollato stile sardina già a partire dalla spiaggia. C'era ancora un bel sole in cielo quindi appoggiati armi e bagagli abbiamo fatto una passeggiatina in centro. All'ora di cena non ci vedevamo più dalla fame e dalla stanchezza: fortunatamente avevamo prenotato al "Ristorante da Ugo" che Trip ci aveva saggiamente consigliato. Meraviglioso l'arredamento, di un coccolo che mi sarei messa ad abbracciare tutti i dettagli in legno e gli ornamenti montanari, meraviglioso il menù ed i piatti (tanti) che ci sono arrivati. Eravamo disperati da autodigerimento, quindi abbiamo anche ascoltato il ragazzo che ci ha consigliato le tagliatelle al ragù d'anatra, il capretto della zia, il brasato cotto con un vino austriaco. Un primo, già, perché da Ugo le porzioni sono enormi: un primo significa una pirofila in ceramica strabordante di cibo. Quindi le nostre scelte sono state un primo per due ed un secondo e mezzo, perché si può anche scegliere per la mezza porzione. Forse è vero che quando si ha troppa fame tutto sembra squisito, ma vi assicuro che lo era davvero! Siamo usciti dal ristorante rotolanti, felici, tranquilli e con una pioggerellina rilassante. Il secondo giorno, quello che potevamo goderci di più in quanto l'unico 'intero' della nostra piccola vacanzina, l'abbiamo cominciato con 8 gradi e pozzanghere. Prima tappa il Museo del Miele, visita guidata di 3 Euro e negozietto di specialità annesse che meritano una capatina. Molto interessanti le nozioni sugli alveari e sulle api. Lo sapevate che la differenza tra un'ape regina ed un'ape normale è solo data dal suo speciale nutrimento nel periodo di crescita? Al negozietto mi sono aggiudicata un vasetto di Nocciomiel, che sto centellinando nel consumo perché è troppo buono! Seconda tappa il Lago di Lavarone, che in realtà non si trova proprio a Lavarone ma a Chiesa, una sua frazione. Il vento era particolarmente aspro e l'ombrello l'avevamo incollato alla mano, ma la vista del lago deserto (per via del tempo, altrimenti è attrezzato proprio come una spiaggia con addirittura gonfiabili sull'acqua) ci è piaciuta. Leggenda narra che due fratelli litiganti per un pezzo di bosco del Monte Rust lasciato in eredità dal padre si fossero sfidati a duello per la proprietà, ma la notte prima del giorno della contesa Dio scatenò un violento nubifragio che fece schiantare gli alberi del bosco sul fondo della conca ai piedi del Rust. L'acqua della pioggia si raccolse nel bacino e gli alberi furono sommersi. Il motivo della discordia non esisteva più. Ad oggi sul fondo del lago si conservano i tronchi e le radici dei maestosi abeti del bosco del padre carbonaio. Fatti due passi anche a Lavarone centro ci siamo diretti verso Luserna, ultimo baluardo del Cimbro, una lingua antichissima di origine Germanica. A mezzogiorno il piccolissimo paesino era tutto chiuso quindi abbiamo pensato unicamente a mangiare (deh, che novità), e lì c'è stata la rivelazione delle rivelazioni: il ristorante/albergo Lusernarhof. Abbarbicato su una discesa su cui dà proprio la veranda in cui si pranza nelle giornate di sole, ha davvero una vista mozzafiato. La cura traspare da ogni dettaglio, dalle tavole apparecchiate al menù. Nulla è lasciato al caso, un occhio attento lo nota subito. I nostri due piatti non potevano che seguire la tradizione del posto. Magari fossi in grado di replicare queste ricette...ne sono andata pazza! Il mio tortel (una preparazione tipica trentina a base di patate - che non è il rösti) con porcini e formaggio fuso era de-li-zio-so. E riempiente da matti. Non esagero nel dire che probabilmente si tratta di una delle cose più buone che io abbia mangiato in vita mia, nonostante all'apparenza i gusti possano sembrare semplici. Lode allo chef! Il Piatto del Signore di Dani era una spadellata di patate, cipolle e quattro tipi di carne tra cui la salsiccia trentina. Altrettanto meraviglioso. La bontà dei piatti ci ha indotto al silenzio: non capita molto spesso! Magari fossi in grado di replicare la cucina di montagna, soprattutto quella del Lusernarhof... sarei una donna felice! Fino ad ora forse vi ho fatto pensare che la montagna per noi è stata sinonimo solo di buon cibo e ricerca della tradizione, ma in realtà ho evitato di dilungarmi troppo su tutte le emozioni che una tale quantità di verde ed azzurro mi ha provocato. Mi mancava tantissimo, la cara montagna. Non ci tornavo da anni. Ed anelavo al poter respirare aria buona in mezzo alla genuinità della gente ed alla bellezza degli alberi. Le orecchie sempre tese verso i rumori del bosco e mai per le notifiche del cellulare. Nel nostro soggiorno ci siamo dedicati anche ai fatti terribili che hanno interrotto la pace delle montagne. La guerra, con i suoi forti sparsi un po' ovunque nella zona Folgaria-Lavarone-Luserna, ha lasciato molti ricordi, molti reperti, molti percorsi per comprendere, non dimenticare ed evitare il ritorno di ideologie sbagliate. Siamo partiti con Forte Belvedere Gschwent, al quale si arriva più facilmente tramite auto (e poi passeggiata nel verde). Dopo aver esibito la nostra Trentino Guest Card (che vi proporrà gratis l'alloggio - se acquistata a parte vi costa 40 Euro) abbiamo avuto libero accesso a tutta la sua pianta. Costruito tra il 1908 ed il 1912, veramente enorme e percorribile interamente (anche nei suoi sotterranei, che a me atterrivano), rappresenta l'esempio di un forte perfettamente conservato. Al suo interno rumori riprodotti da apparecchiature sonore. Spari, parole, lettere lette. Una sentinella ancora viva per proteggere la Trento della Prima Guerra Mondiale. Il nostro ultimo giorno abbiamo preso una delle due seggiovie attive durante il periodo estivo per salire a quota 1500 mt (loc. Francolini - free pass per i possessori di Guest Card Trentino). Il Rifugio Antica Stella D'Italia sovrasta il panorama mozzafiato. Ovunque persone impegnate in percorsi sportivi, cagnoloni felici nei prati, bambini curiosi tra i fiori. E anche qualche mucca (a me spaventano). Abbiamo intrapreso il sentiero che porta a Forte Sommo Alto (1613 mt), altro punto sensibile della Prima Guerra Mondiale ma mai ristrutturato. Bellissima la salita vertiginosa in seggiovia e bellissime le zone lontane da auto o smog, lassù a portata di sole. Magico il respiro degli alberi. Una vacanza davvero bellissima, breve ma piena zeppa di posti scoperti, boschi attraversati, ciclamini delicatissimi in mezzo alle forti radici dei pini.
Insomma, la Folgaria ve la consiglio davvero. Sia che siate sportivi (basket, pattinaggio sul ghiaccio -all year long-, camminate, escursioni a cavallo, mtb) o magnoni e un po' pigrotti come me e Dani, che alterniamo stati di iperattività a scorpacciate di telefilm al calduccio di coperte, volevo dire che la montagna ha sempre un grande cuore. La montagna non delude mai, regala sempre tantissime emozioni e rigenera nel profondo al riparo dal mondo frenetico che condividiamo giorno dopo giorno. Detto questo, non vedo l'ora che arrivino le prossime vacanze. Facciamo uno zompo da capre di montagna ricaricate, Settembre è cominciato e dobbiamo fare scintille! #mountainlove |
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