A fine Novembre 2014 camminavo sui tacchi a zonzo per la Fiera di Padova. Proprio in quel periodo la struttura ospitava Tecno&Food, una fiera per gli 'addetti ai lavori' della ristorazione a cui si collegava anche una competizione di fingerfood. Ops, scusate, un campionato.
Davanti a me spiegavano le loro ricette impossibili da replicare chef straordinari come Fabio Mancuso (che poi ha vinto il premio più ambito) e tutte le personalità più autorevoli del settore. Lo stand dell'azienda per cui lavoravo a quel tempo era proprio in pole position sulla sezione show cooking ed esposizione fingerfood, ed io ero davvero felice. C'era una tale concentrazione di cucina che non sapevo dove guardare. A rendere il tutto ancora più frizzante però fu una persona in particolare, Anna Maria Pellegrino, foodblogger e chef (e mille altri titoli da attribuirle, credetemi che son tanti), che era testimonial proprio della mia azienda e del prodotto che presentavamo. Ebbi la fortuna di farle da 'assistente' quando l'altoparlante annunciò che era l'ora della sua conferenza sul tema AIFB (Associazione Italiana Food Bloggers) di cui era ed è tuttora presidente. Dopo la pausa in sala mi chiese di seguirla perché doveva salutare un paio di conoscenti, e ci dirigemmo verso la zona in cui si sarebbe poi svolto una specie di buffet offerto da qualche ente di cui ora non ricordo il nome. La quantità di persone che vennero a salutarla fa strabiliante. La qualità dei discorsi era stimolante al 100%. Da semplice stagista venni inclusa nei discorsi con persone che solitamente stanno dietro ai fornelli o sulle riviste di cibo, non mi si lasciò nemmeno un attimo da sola con il mio piatto (di pesce, non vi dico che bontà) in mano. Anna Maria, che dopotutto non mi conosceva tantissimo, mi presentò a tutti, mi consentì di parlare con tutti. E non venni assolutamente trattata da bambina. Quella fiera mi diede la possibilità di toccare con mano un mondo che altrimenti si vede solo da fuori, il mondo di chi si fa il mazzo per davvero, e fu interessantissimo vedere quanto i veri cuochi fossero davvero persone reali. Gentili. Simpatiche. Niente a che fare con i tre personaggi in croce che lanciano piatti, giudicano e sbraitano in tv - personaggi peraltro ingiustamente ammirati da tutti. Anna Maria mi diede una gran lezione di savoir faire quella volta, mi permise di stare in prima fila quando fu il suo turno allo show cooking (in cui propose un fingerfood ispirato ad una famiglia nel deserto, una specie di tartina di segale con formaggi particolari a pasta morbida, erborinati, una cialda particolarissima, scorzette d'arancia e crue di cacao). Quando ci salutammo mi fece andare a casa con il crue che le era rimasto, il suo labneh e scorzette d'arancia. Mi donò anche la forma di formaggi misti che aveva preparato in precedenza. Inutile dire che rimasi allibita da tale gentilezza. L'umanità delle persone a volte è sconvolgente, ti zittisce alla grande perché dai, oggi non siamo più abituati a dosi gratuite di bontà. Il suo blog resta sempre una fonte inesauribile di ricette e storie d'altri tempi, ed è proprio da lì che arriva questa ricetta. La bontà di questi biscottini veneziani vi incanterà, un po' perché hanno la farina di mais fioretto, come ben saprete, e un po' perché hanno proprio il sapore delle cose genuine... e di una gentilezza che ricorderò per sempre. INGREDIENTI 200 gr farina di mais fioretto 200 gr farina 0 3 tuorli 160 gr zucchero 1 punta di cucchiaino di bicarbonato 150 gr burro 150 gr uvetta vanilina sale 1 bicchierino di grappa PROCEDIMENTO Montare i tuorli con lo zucchero fino a quando il composto non diventa spumoso. Usare il cucchiaio: aggiungere le farine, il sale ed il bicarbonato, il burro morbido, la vaniglia, l'uvetta (ammollata e strizzata). Unire, alla fine, il bicchierino di grappa. Impastate bene, ci vorranno cinque minuti di calore di mano affinché la palla diventi omogenea e modellabile. Lasciate riposare al fresco per 30 min prima di formare dei filoncini e tagliare delle rondelle. Cuocere in forno (un po' distanziati) a 180°C per 25 minuti. Servire con una spolverata di zucchero a velo.
0 Comments
Da quando Internet è diventato un ricettario mondiale le mode in cucina hanno iniziato a stuzzicare nello stesso momento migliaia di persone... risultato: i Google Trends indicano 'epoche' specifiche di picchi di ricerca di alcune ricette.
Ve la ricordate la torta intrecciata di pan brioche, quella con la Nutella, quasi un fiore circolare? E i 'pini' di pasta sfoglia con olive, formaggio, salame? Quelli sono freschi freschi dal Natale 2015 (proposti sulla mia tavola per volere della sorella e sulla tavola della famiglia di Daniele a S. Stefano). L'anno scorso (e anche prima) spopolava la torta magica. Gente che la provava, gente che s'incacchiava perché accidenti-a-me-non-viene, gente che la rivisitava in forma salata, che all'aspetto quasi sembrava un'orrendo aspic anni 90. A volte mi faccio trascinare anche io dalle ondate di entusiasmi, perché quando una cosa m'ispira ci metto veramente poco a cimentarmi e a puntare i piedi finché non mi esce (vedi i famosi macarons.. :D), ma altre mi rendono cinica e scettica, totalmente incapace dello spirito di replica. Era successo un po' questo, con la torta magica. Particolare, sì, ma non mi ispirava granché. Poi ho incrociato la versione francese di Christelle e un pomeriggio mi sono decisa. Avevo stampato la ricetta circa due anni fa. Aspettavo Angela, la mia amica romana, e non sapevo cosa proporle insieme alla tisana. Quindi c'ho provato ed il risultato mi ha soddisfatta. Una torta perfetta per evitare l'effetto mattone. Quindi, che ha di particolare questa torta, a parte che l'ha cucinata quasi tutto il globo femminile? 1) E' delicata. La vaniglia, il fatto che ci sia il latte.. il suo avere varie consistenze la fa assomigliare a un budino, a una cheesecake, a un soufflé. Uno nessuno centomila. 2) E' facile. Molto facile. Basta avere uno stampo (non a cerniera!!!) di 20 cm e la torta si cuoce in 50 minuti. 3) E' al contrario: la parte più consistente e lievitata è quella che incrocia per prima la forchetta. La parte più cremosa è la centrale. La più 'budinosa' è l'ultimo strato in fondo. Guardate attentamente la foto e capirete. Vi lascio la ricetta ed il procedimento che ho seguito grazie a Christelle. Io ho usato lo zucchero a velo e non è venuta affatto male, anche se poi mi son resa conto che ci andava lo zucchero semolato. Fate voi. Ma evitate gli stampi a cerniera perché avevo anche fatto tutto il bel lavoro di rivestimento (disco di carta sul fondo e fascette sui lati, tutte ben orchestrate), ma poi ovviamente non sapevo che l'impasto sarebbe stato praticamente liquido.... e la pila nel lavello s'è alzata, insomma. Il est encore meilleur bien frais! Bon Appetit! INGREDIENTI 2 uova 65 gr zucchero a velo o semolato 1 cucchiaio d'acqua 250 ml latte mezza bacca di vaniglia 60 gr burro 55 gr farina 0 sale qb zucchero a velo per decorare PROCEDIMENTO Per prima cosa far fondere il burro e lasciar intiepidire. Poi versare il latte in un pentolino, immergerci la bacca di vaniglia aperta (semi rimossi e versati nel latte) e scaldare senza portare a ebollizione. Spegnere e far intiepidire di poco. Montare a neve i due albumi, poi riporli in frigo, in attesa. In una ciotola di vetro usare le fruste elettriche per montare i tuorli con lo zucchero ed il cucchiaio di acqua. Il composto dev'essere quasi bianco e ben soffice. Aggiungere a filo il burro sciolto, continuando con le fruste. Passare poi alla farina ed il sale. Continuare con le fruste per qualche minuto. Versare ora il latte (togliendo prima la bacca), continuando a sbattere, ma attenzione agli schizzi! A questo punto rivestire la teglia di 20 cm con carta forno, bordi alti please. E stabilizzare il forno ad una temperatura di 150°C. Incorporare i bianchi con una frusta a mano, non con il mixer. Attenzione: devono restare dei grumetti di albume nell'impasto (che sarà molto liquido), non devono essere totalmente assorbiti. Versare nella teglia e lisciare la superficie con la lama di un coltello. Se vedete che a metà cottura l'impasto ancora non rassoda alzate a 160°C. Ci vorranno 50 minuti totali per ultimare la cottura, la superficie dovrà essere dorata. Servire freddo con zucchero a velo in gran spolvero. :) In genere quando dico che sono Veneta a non-Veneti scatta senza paura il "Pasta e faxoi" (= pasta e fagioli). Niente di più vero, per carità, vado fiera delle mie radici, anche se per essere pignoli mia nonna vi direbbe che pasta e fagioli in tempo di guerra erano un lusso... pane e acqua, pane e cipolle, pane e latte. Si sopravviveva così. Ovviamente però la pasta e fagioli arrivò, più tardi, a sopperire alle mancanze di proteine, perché senza carne un corpo deve pur continuare a vivere senza trovarsi anemico e a terra da un giorno all'altro. E all'epoca i miei nonni non avevano gli integratori come i vegani oggi. Si ripiegava quindi sui fagioli. Un ortaggio povero, è vero, ma ultimamente rivalutato anche per i molti presidi slow food e le varie certificazioni che nobilitano questo umile cibo. Per me, francamente, i fagioli non sono mai stati umili. In casa mia si coltivano, si ammassano in sacchettini di 500 gr (non uno in più!) nel congelatore e si usano tutto l'anno, senza andarli a comprare. Sì, vi rispondo in anticipo: aprire ogni bacello, estrarre tutti i fagioli e scremare quelli brutti da quelli belli è una seccatura, le sere estive, ma ormai è diventata tradizione e il solo pensare ai fagioli in inverno, nella zuppa, fa dimenticare il resto. E' proprio la zuppa che si fa da me che vorrei condividere oggi. Cade a fagiolo (eheh) con la spending review che ogni famiglia deve inevitabilmente fare a fine mese, quando è ora di capire dove bisogna tagliare e dove no. Noi la nostra zuppa la facciamo una volta al mese, la accompagniamo con pane abbrustolito (vecchio di qualche giorno) e per secondo mangiamo un pezzetto di formaggio e della frutta. I fagioli riempiono tantissimo, non c'è bisogno di altro. Fosse per me la proporrei alle cene invernali con gli amici... perché il Veneto mica è solo Pasta e Faxoi: anche solo i Faxoi forniscono tutto quel che serve a un pasto vero e proprio. Vi scrivo quindi una ricetta, consapevole di non essere affatto in ritardo coi tempi: dopotutto è ancora Febbraio e l'inverno c'è ancora. Noi questa zuppa la cuciniamo fino a Maggio. Poi c'è la semina, il raccolto, e torniamo a riproporla in tavola a fine Ottobre. I tempi di cottura vi sembreranno lunghi, lo so, ma vi assicuro che fa tutto da sé. Poi lo sentirete il profumo, in casa.
Io lo riconosco da lontano. Mi basta salire le scale per sapere che in cucina c'è la zuppa di famiglia che sobbolle dolcemente in vista della cena... Ricetta tratta da Millericette, bibbia di casa mia dal 1978. INGREDIENTI 500 gr fagioli rossi sgranati olio extravergine d'oliva 1 bicchiere di salsa di pomodoro sedano mezza cipolla bionda 2 carote sale e pepe fette di pane abbrustolite grana, prezzemolo per guarnire PROCEDIMENTO Mettere i fagioli in abbondante acqua fredda in una pentola, coprire con coperchio e da quando l'acqua inizia a bollire contare 1 ora. Salare dieci minuti prima del termine. Scolarli, risciacquarli un attimo sotto acqua corrente, rimetterli nella stessa pentola ricoperti di acqua (3 dita sopra il loro livello). Portare a bollore e contare una mezzoretta. Nel frattempo, a parte, preparare un soffritto con carote tritate a dadini, cipolla idem e sedano, tutto in uguale proporzione. Farli rosolare in olio e quando sono abbastanza cotti aggiungere il pomodoro. Proseguire la cottura per altri 10 minuti per insaporire bene, salare e pepare. Aggiungere il tutto nella zuppa sul fuoco, lasciare bollire ancora 10 minuti. Versare la zuppa sopra a fette di pane abbrustolito con un filo d'olio. Guarnire con prezzemolo e grana. Caro uomo moderno, San Valentino s'avvicina. O quello oppure il giorno in cui devi cucinare tu, insomma. E devi cucinare per una donna. Hai già iniziato ad avvertire puzza di panico? Sa quasi di cipolla bruciata nella padella antiaderente. Ma tu devi fare bella figura, perché insomma a lei tieni e non puoi dimostrare che sai cucinare solo la bisteccozza sul barbecue. Preparare qualcosina di più 'sofisticato' può valerti le lodi culinarie con le amiche di lei. Che puntualmente sfarfallerà cuoricini al racconto della serata (generando invidie sanguinarie che neanche il Trono di Spade). E non è che la bisteccozza sia demodé, è che per una circostanza speciale la bisteccozza lasciamola un attimo da parte. Il che non significa di certo fare i Gastrofighetti. Non disperare, perché la carne la trovi anche qui. In salsa diversa. Dirai 'ma io la pasta non la so fare!' oppure penserai 'pasta? Bazzeccole', ma il punto è: ti sei mai chiesto se la tua pasta sia un mappazzo di colla? O se il sugo al pomodoro sia l'unico condimento che usi? (No aspetta, c'è anche pomodoro e tonno.) Facciamo così. Prepara le Reginette alla tua donna e sconfina sul fatto che hai usato le Reginette perché lei è la tua regina. Riceverai 1)un sorrisino ironico e un 'ma quanto sei ruffiano?!' 2)un silenzioso guizzo di orgoglio. Poi sottolinea che la pasta stavolta l'hai voluta fare per bene, curando ogni dettaglio. Non come quando non sai cosa mangiare e al posto della pizza ti impegni, facendo comunque na pasta collosa e tristina condita con l'olio. Di' che hai usato il Radicchio di Treviso IGP perché ormai la stagione sta finendo e bisogna sfruttare al massimo questo fiore della terra (sottolinea che hai usato una verdura che sembra un fiore perché ti sembrava più appropriato per lei). Di' che il Radicchio ti è rimasto impresso perché una volta hai sentito una nonna raccontare l'epopea del Radicchio [la nonna di mio moroso, per l'appunto, dolcissima persona], Radicchio che deve prendere in mano ben 9 VOLTE prima di riporlo in una cassetta ed infine affidarlo ai buongustai. Di' che il Radicchio per essere dolce deve prima subire una gran bella gelata, e se la gelata non c'è il Radicchio resta amaro. Frecciatona: la tua exexex, quella che t'ha lasciato al lato della strada con occhi da cerbiatto disperato, quella zoccolona là sì, lei è stata la tua gelata. Prima eri amaro, ora sei dolce. Tutto a beneficio della donna che hai di fronte, ovvio. Lanciala, sta frecciatona. Sai di orto sano e bio e anche di filosofia moderna. 1000 punti per te. Sottolinea che hai usato un gorgonzola senza mascarpone così non le vengono le pare sulla ciccia che s'accumula sui fianchi, e dì che la salsiccia l'hai sgrassata in padella TANTISSIMO prima di aggiungerla alla pasta. Pardon, alle Reginette. Di' che il pepe su ogni piatto ci voleva perché è il pepe quello che dà il sapore alle cose (e anche alla vostra relazione). E di' che ti è piaciuto tanto cucinare per lei. Chiedile se le piace, dille che hai voluto fare la pasta più complicata della tua vita finora per dimostrarle che anche tu apprezzi i fornelli e che lei non può sempre sfacchinare per entrambi (al che lei, dolce, dirà 'Hai ragione ma io lo faccio volentieri, mi piace cucinare per te' quindi STA CALMO non dovrai cucinare tutti i giorni...uno a settimana magari? :D). Falle capire che non serve un ristorante per ristabilire quell'atmosfera rilassata da buon cibo, e ricordale anche che i piatti li farete domattina. O li farai tu, dopo, mentre lei si prepara per la nanna. E' o non è la tua regina? Quindi, uomo moderno. Lo so che sei un romanticone. Lo so che odi a morte tutti quei cuori giganti di peluche che circolano il 14 Febbraio. Lo so che preferiresti il sushi da asporto e pace e bene. Lo so che ti senti poco Carlo Cracco e che non sai da che verso cominciare con la cipolla, ma credimi non importa. Lo so che cucinare fuori dalla tua comfort zone abituale ti innervosisce e lo so che hai l'ansia da prestazione. Ma giuro, farai bella figura. Mal che vada, fai così: tieni sempre una pizza di scorta in congelatore. Che se lei scopre che sei scivolato col sale sei salvo in ogni caso! PS. Uomini, spero non vi siate offesi. Siete l'animale più interessante da osservare, insieme ai bambini di un anno che ancora parlano una lingua simile al giappoindofrancocinese. Cucinate per le vostre donne, dai! Ne guadagnerete tanto! INGREDIENTI per 2 persone 1/2 cipolla bianca piccola 1 salsiccia 1 cespo di Radicchio di Treviso IGP medio-piccolo pepe e sale 1 cucchiaio di philadelphia 2 cucchiai di gorgonzola senza mascarpone pasta tipo Reginette: max 170 gr olio extravergine d'oliva PROCEDIMENTO In una padella antiaderente scaldare a fuoco medio un cucchiaio d'olio per qualche minuto. A parte tritare con un coltello a lama liscia la cipolla (non respirate a bocca aperta finché lo fate), gettarla in padella e lasciare che sfrigoli per qualche minuto. Aggiungete pochissimo sale: aiuterà a far uscire l'acqua dalla cipolla e s'appassirà meglio. Nel frattempo lavate e tagliate il radicchio a tocchettini grandi un'unghia. Mettete anche quello nella padella con la cipolla e mescolate ogni tanto con un cucchiaio di legno. Cuocere per 5 minuti. Regolare di sale. Poi versare tutto su un piatto a parte. Nella stessa padella (si fa economia ora per la lavastoviglie poi) non aggiungere nessun condimento e cuocere la salsiccia. Prima di gettarla sul fuoco levatele la pelle. La pasta di maiale dovrà diventare bricioline. Cuocete 15-20 minuti. Assaggiate per capire se è cotta. La pasta: caricate una pentola di acqua, mettetela sul fuoco. Coperchio (bolle prima). Quando bolle tuffateci la dose di pasta e il sale grosso (1 cucchiaio raso, scarso), cronometrate i minuti. Mescolate ogni tanto perché non s'attacchi. Scolatela quando ne mancano 2, di minuti. Prima di gettare l'acqua di cottura prelevatene 1 tazzina da caffé. Tenete la pasta un secondo sullo scolapasta (niente acqua fredda!), mentre trasferite radicchio e salsiccia scolata dal grassetto (ricordate, per la vostra donna questo e altro) nella pentola dove è stata cotta la pasta. Aggiungete la pasta, tenete il fuoco medio, aggiungete la philadelphia il gorgonzola e la tazzina d'acqua di cottura. Saltate, mescolando, per 2 minuti. Infine condite con un filo d'olio. Spolverate il pepe su ogni piatto. |
Who are you?33 anni, provincia di Padova. contatti social
|