E’ stato un anno di amici, famiglia, ritrovi, nuove conoscenze (affini e meno affini, com’è normale che sia), bei posti. C’è molta vita al di fuori dei social e del web e nell’ultimo periodo ho riscoperto la bellezza del non pubblicare sempre storie e non usare geolocalizzazioni perché tanto stiamo là perché va a noi e non per fare un piacere agli altri essendo costantemente presenti. Ho finito di leggere da poco “Tutto nella norma”, di Gaia Spizzichino. Meglio conosciuta come @normalizenormalhomes su Instagram, i suoi testi sono sempre motivo di spunto divertente per riflettere su quanto il web cerchi di dettare le linee guida di vite che sono effettivamente reali solo fuori dal web. Per esempio, se la cosa fosse successa negli anni Novanta, dubito altamente che una me bambina avrebbe apprezzato le scelte cromatiche di una madre che aveva deciso di arredare tutta la mia stanza e il mio armadio di cose beige e marrone solo perché la cosa faceva altolocato nel web e tutte le madri dell’Instagram avevano deciso tacitamente la cosa scopiazzandosi e pubblicando foto monocromatiche per acchiappare like e complimenti per la coerenza cromatica estrema. Ogni tanto bisogna ricordarsi del proprio gusto critico e soprattutto bisogna essere realisti nelle proprie necessità. Mica devono scegliere gli altri per noi. In tutto questo, tra tutti i libri letti nel 2023 quello con cui ho finito l’anno mi ha fatto vedere qualcosina in più, ricordare qualcosina in più di me stessa.
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Quando l'inverno sta per finire e iniziano a sbocciare le prime gemme sui rami degli alberi il lavorio mentale giornaliero leggermente aumenta. Il periodo di transizione assume i contorni del cambiamento, e nel cambiamento ogni volta mi scatta qualcosa dentro che incrementa i discorsi nella testa e affatica le parole espresse a voce.
In questo periodo non so cosa mettermi, non so cosa fare, mi affanno a programmare ma la realtà è che vorrei solo dormire. Perché dormire sarebbe silenziare i ragionamenti e quindi riposare. Prendermi cura di me nella narcolessia insomma. Poi arriva il giorno in cui penso a quanto "male" io stia mangiando nell'ultimo periodo. Alimentarsi a caso non è una grande idea. Non avere voglia di cucinare è roba seria. E così mercoledì sera ero sicura di una cosa specifica: cara mia, o ti rimetti in riga e riprendi a cucinare come si deve o la Primavera non arriva. Oggi sono uscita dall'ufficio avvilita per motivi che non dirò ma che mi è dispiaciuto provare. Sono andata al supermercato a procacciare la cena e sono uscita con una confezione di kinder pinguì al cocco. Ne ho separato uno dagli altri tre, l'ho scartato e l'ho mangiato ferma al semaforo mentre me ne stavo in silenzio, nell'abitacolo, assorta nei pensieri. E' stato un semaforo lungo - ho avuto tempo di pensare e mangiare con calma. Riflettevo su due parole che formano un unico concetto. Carico emotivo. Quello che i nostri nonni ed i nostri genitori sono stati istruiti a mettere da parte la maggior parte delle volte, proseguendo egregiamente nello stile di vita che però nel 2022 non esiste più. Quello che la mia generazione non è più in grado di sotterrare e che cerca in tutti i modi di capire, per riuscire a conviverci pacificamente, lontano dai drammi mentali e dal non sentirsi all'altezza di questo mondo che si è sviluppato diversamente da noi. In cui sembra che se non fai TUTTO e non provi TUTTO allora vivi a metà. Il carico emotivo mi ha investita come un tir stasera ed era da un po' che non lo faceva così pesantemente, aiutato dai sentimenti un po' blu che lo hanno generato questa volta. ANDARE CON IL GATTO IN MONTAGNA: MANUALE DI SOPRAVVIVENZA A SENTIMENTOTREKKING CON IL GATTO: LA GENESIQuando Totoro è arrivato in casa ho avuto seri momenti di difficoltà: mi stava in una mano, aveva un abbonamento settimanale dal veterinario per problemini vari e non stava tanto bene. Ci sono stati momenti in cui avrei voluto metterlo in borsa e portarlo a lavoro con me piuttosto di lasciarlo solo, e altri in cui mi sono sentita sopraffatta dalla paura di non essere all'altezza dei suoi bisogni di minuscolo cucciolo con la salute cagionevole. Poi i gatti non parlano, quindi non possono dirvi dove hanno male. Un po' come i bebè!
Ora Totoro ha più di 1 anno, pesa 6 kg ed è in salute. Un vero toretto, oserei dire, ma è anche vero che è di stazza abbastanza grande ed ha pure una pelliccia notevole. Il concetto di portarlo a fare trekking con noi è partito soprattutto perché dall'idea di assumersi una responsabilità (= decidere di avere un micio in casa) non poteva scaturire l'intenzione di dimenticarsi di questa responsabilità nei momenti di evasione festiva. E così Totoro era ancora piccolo quando abbiamo comprato la sua prima pettorina ed il suo zaino con oblò e l'abbiamo portato al parco a scoprire il mondo fuori casa. Una scelta necessaria per iniziare ad abituarlo. |
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