Gli strascichi mentali del mio post su Venezia (pubblicato da Galline Padovane) rimandano tutti alla lentezza di fine giornata, al momento che qui in Veneto amiamo molto e che si chiama aperitivo. Ora, che io non sia in grado di bere più di un Hugo o uno Spritz senza poi sentire le gambe andare per conto proprio e le bolle nel cervello è un altro discorso, ma quel momento mi piace molto se vissuto con le persone giuste e con il cibo giusto. Se a Venezia si parla di cicchetti/cicheti a Padova li chiamiamo anche 'spuncetti', e ognuno come minimo conosce due posti in cui con l'aperitif ti portano il buon cibo senza lesinare sulle quantità. Con al massimo 3 Euro si ammazza la fame, si beve un buon cocktail o un buon Prosecco e si festeggia la fine della giornata lavorativa.
[Anche se per me ora sono le 22.54, ho una torta in forno e una lista di cose still to do. ARGH.] L'aperitivo però è una vera bellezza anche se fatto in casa. Valore aggiunto: la possibilità di lanciare via le scarpe a debita distanza e abbandonare la tipica compostezza rigida da cittadini modello. Per un aperitivo di Settembre io ho puntato su un abbinamento che (me tapina) non avevo mai provato, ma solo letto tante volte (nei millemila giornali/libri di cucina che ho in casa). Il risultato è che me ne sono innamorata. Prosciutto crudo e fichi. Mannaggia a loro. A vagonate ne mangerei. Se vogliamo metterci anche il fatto che in casa ho i fichi di un albero che avrà più o meno ottant'anni e che sono genuini al 1000%... Ecco. Ci ho aggiunto una focaccia che si fa in 2 ore esatte e che scaldata e resa croccantina, il giorno dopo, è ancora più buona. La ricetta l'ho trovata da Sigrid, e si tratta della focaccia di Locatelli, italiano che ha fatto fortuna a Londra (e quando mi dite Londra mi si riempiono gli occhi di cuori). E' una focaccia niente male davvero, perché se pensate di dovervi sporcare le mani sbagliate di grosso. Si impasta con un cucchiaio di legno e il lavoro lo fa tutto il riposo. Questa è una focaccia a cui piace la nanna. E l'aperitivo quindi diventa ancora più riposante. E di riposo, se l'avete notato su Instagram, ne ho bisogno anch'io. Finito il tour de force del weekend è quasi finito anche il il tour de force della settimana, ma lo spazietto per un aperitivo come dico io si trova sempre - o almeno ci si prova. A tal proposito, agli amanti della Lentezza di una volta consiglio il Festival della Lentezza che si conclude il 4 Ottobre al Borgo di Roncajette/Ponte San Nicolò (PD). INGREDIENTI (leggermente modificati dall'original recipe) per l’impasto farina manitoba 250gr farina 0 250gr lievito di birra fresco 15gr acqua a 20°C (ovvero tiepida) 225 ml + 70 ml olio d’oliva extravergine 2 cucchiai sale fino 10gr per la salamoia acqua a 20°C 50 ml olio d’oliva extravergine 50 ml sale grosso 15-20 gr PROCEDIMENTO Facciamo così: lo so che non si fa, che non dovrei, ma cado dal sonno e allora faccio pubblicità in più a Sigrid, che è un geniaccio della cucina e per il cui blog vado pazza. Vi lascio le sue parole. Unica volta che faccio copy and paste, giuro. Ve lo dico anche. Non potete dubitare della mia onestà! Goodnight everybody ^.^ Mescolare tutti gli ingredienti della salamoia e farli emulsionare, con una forchetta per esempio, fino a ottenere un liquido cremoso e omogeneo, di un colore verdolino. In una ciotola capiente, mescolare le farine e il sale, versare al centro l’olio e il lievito sciolto nell’acqua, mescolare bene il tutto con un cucchiaio, poi ungere la superficie dell’impasto (senza averlo impastato) con poco olio e lasciar riposare, coprendo la ciotola con un panno, per 10 minuti. Ungere poi una teglia da forno (l’ho rivestita con della carta da forno prima :-), riversarci l’impasto (che fra parentesi rimane molto soffice), ungere di nuovo leggermente la superficie e lasciar riposare per 10 minuti. Poi, usando il matarello, partendo dal centro, stendere leggermente la focaccia, una volta verso il basso, e una volta (sempre partendo dal centro) verso l’alto, senza premere troppo, delicatamente insomma, in modo da non rompere le bolle d’aria che si stanno formando all’interno. Lasciar riposare per 20 minuti. A questo punto, con la punta delle dita, formare tanti bucchetti sulla superficie dell’impasto, rimescolare la salamoia e versarla tutta sulla focaccia, riempiendo tutti i buchetti formati prima. Lasciar riposare di nuovo per 20 minuti. Infine, volendo, si può aggiungere un po’ di rosmarino o di olive (io non ci ho messo nulla) e infornare il tutto a forno già caldo a 220°C, lasciando cuocere per 25-30 minuti o finché la focaccia non sia dorata. Lasciar intiepidire su una griglia prima di servire.
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L'idea di redarre un qualcosa che potesse aiutarmi nella maggiore conoscenza di Venezia avevo già iniziato a manifestarla raccontandovi del Redentore. Da buona Padovana mi sentivo in dovere di conoscere a tappe anche Venezia, anche se nella città sull'acqua mi son sempre sentita un po' come un gatto sospeso sul mare. Nello scorso post invece vi annunciavo una novità.
Ecco quindi che vi svelo l'arcano: la mia collaborazione con Cristina Papini del blog Galline Padovane. Era da un po' che volevo scrivere qualcosa del genere che, sia chiaro, è solo la punta dell'iceberg (quindi aspettatevi altri numerosi post su bacari, posticini nascosti, meraviglie incomprese, cibo spaziale in quel di VE), ed ho avuto la meravigliosa opportunità di farlo proprio per Cristina. Il primo post di questo filone sta tra le pareti luminose della sua casa di Galline Padovane! Con un occhio attentissimo al territorio Padovano in particolare, ma anche a tutto il Veneto, anche Cristina si occupa di scovare quello che di solito resta fuori dai circuiti visibili; il suo sito mi è sempre piaciuto molto per i temi che tratta.. Non mi sembra vero quindi farne parte per questo mese, come blogger ospite! Gosh! Unbelievable! Vi rimando (tutta saltellante di contentezza, faccio la pacata perché l'aplombe grand class ogni tanto ci vuole) al primo post sulla Venezia degli angolini nascosti, che trovate proprio nel suo sito, nel suo Twitter, nel suo Facebook e anche nel suo profilo Instagram. Un po' dappertutto insomma! Ringrazio davvero tanto Cristina, che non ho ancora avuto la fortuna di conoscere dal vivo ma che mi è sembrata una persona davvero gentilissima nel trattare con me ed i miei dubbi riguardanti foto o antipatie per i piccioni. Lei capirà il perché leggendo queste parole. E' stata un'esperienza così confortante e formativa, a modo suo, che dopo questo post su Venezia ho capito che vorrei sempre poter scrivere qualcosa per lei. Dovuti ringraziamenti anche a Laura e Fabio (lei mia ex compagna al corso Garanzia Giovani di cui vi parlavo a maggio, lui il fidanzato Veneziano doc), che hanno saputo propormi un itinerario da scoprire in una zona di cui non conoscevo praticamente niente. Andate a leggervi il post per prendere spunti per una futura gita a Venezia :) - a proposito, ci sono pure indicate le date di due appuntamenti da non perdere! Infine, last but not least, grazie a Daniele, che ha sopportato gite infuocate a Venezia con me (causa temperature folli), attese per fotografie, scarpinate importanti e valanghe di dubbi sulle mie prime bozze about questo post. Spero tanto che il fishburger e la frittura dell'adorato Frittolino (XD) siano un modo per scusarmi del mio essere così scellerata in queste occasioni d'avanscoperta, amore! That's all. Inonderei il post di cuoricini. Sappiate che trabocco di soddisfazione. Conteniamoci va'. Anzi no! Correte a leggermiiiii ;) E guai a voi se non mi dite cosa ne pensate! :D Patrizia Settembre è sempre stato uno dei miei mesi preferiti.
Quando andavo all'università avevo tutto il tempo di dannarmi l'anima per non potermi permettere i meravigliosi vestiti che vedevo nei giornali di moda. A Settembre sapevo sempre di essere nel periodo più funesto e allo stesso tempo felice dell'anno: la September Issue di tutti i miei preferiti (Vogue, TuStyle, Donna Moderna, Cosmopolitan, Elle) era il numero più grosso e succulento di sempre. I nuovi trend, i must have, gli abbinamenti, i colori. Un tripudio di meraviglie. Ma le ripetizioni di certo non mi pagavano più di una camicetta Mango ed un maglioncino Stradivarius. Ora la situazione è cambiata sì, ma non proprio completamente. Non sono più la giovane studentessa che camminava a testa alta, nel cappottino blu OVS, con cinque riviste modaiole strette al petto, gli occhiali da sole, la borsa con i libri ed i capelli rossi (una tinta che ricordo molto bella indeed) verso l'infinito ed oltre - that is to say via Beato Pellegrino. Non sogno più di poter scrivere per una di quelle riviste, magari andando in giro a scovare i nuovi trend su scarpe Louboutin, dotata di vestito Blumarine. Non guadagno assolutamente il necessario per crearmi un futuro come si deve, e quella è rimasta una variante fissa della questione. Ma il mio sogno ora è semplicemente scrivere. Di cose che mi piacciono. Giusto per desiderare qualcosa di semplice semplice, eh? Bè, direte, lo stai facendo. In quest'universo di foodbloggers che fanno a pugni per aggiudicarsi una casa editrice, cavalcare l'onda per un anno e poi ritornare all'ufficio da cui erano partite. In un mondo in cui mi si dice "Si vede che sei giovane in quello che scrivi, è un tipo di scrittura da Vogue" (e invece toh, chi l'ha visto Vogue? -.- Sto ancora qui, nel nulla delle certezze). Nello stesso mondo in cui una me in quarta superiore aveva predetto che a 25 anni si sarebbe trovata in Canada, tra le foglie autunnali, con la tournée del suo libro all'attivo. Vivendo di sogni avverati e fissi, per la vita. Forse è per questo che a Settembre, se ci penso bene, mi viene un po' di malinconia per le foglie canadesi che ho smesso di inseguire - le stesse che Alice, la bionda Alice, mi ha ricordato poco tempo fa. Eppure Settembre mi piace proprio tanto. Ottobre forse anche di più. Perché si cerca sempre qualcosa di confortante per ricominciare, o per farsi semplicemente del bene. By the way... E' in arrivo un progetto che mi ha dato grande soddisfazione e che mi ha arricchita molto nel viaggio che ho dovuto fare per raggiungerlo e svilupparlo con parole mie. Mi sono sentita di nuovo, nel mio piccolo, una scrittrice che si azzuffa con le parole ed i concetti ed i pensieri. Una scrittrice felice di azzuffarsi con le foglie. Le foglie come sogni e come parole. E così il mio Settembre da autrice ha una nota calda nell'avvicinarsi del freddo. Stay tuned and you will discover it. Vi lascio con una ricetta che da quando l'ho scoperta è diventata un comfort food immancabile per l'inverno, un tappa-malinconie al sapore di castagne, e autunno, e aria fresca sul volto, e raggi di sole sui riflessi rossi che ad anni di distanza i miei capelli ancora si ricordano di aver avuto. GNOCCHI ALLE CASTAGNE (dose per un 6-7 persone - gnocchi medio piccoli) 250 gr farina di castagne 500 gr ricotta vaccina (possibilmente fresca) 1 uovo medio sale pepe noce moscata farina 0 per infarinare mani e piano di lavoro Assemblare tutti gli ingredienti in una ciotola e formare una palla. Coprire con pellicola e lasciar riposare in frigo per 2 ore. Estrarre, prelevare dell'impasto, infarinare il piano di lavoro e formare striscioline della stessa grossezza. Tagliare con un coltello infarinato degli gnocchi di ugual misura. Formare le tipiche rigature con l'apposito attrezzo in legno o con i rebbi di una forchetta. COTTURA: Farli riposare mezz'ora al fresco. Tuffarli in acqua salata bollente ed estrarli quando risalgono in superficie. CONSERVAZIONE: Disporre gli gnocchi appena fatti su vassoi rivestiti di carta forno (non attaccati l'uno all'altro). Riporre in congelatore per 30 minuti. Porli poi dentro ad un sacchetto e conservare in freezer per un massimo di 3 mesi. Per la cottura: tuffarli da congelati nell'acqua calda, come sopra. CONDIMENTI: ragù di coniglio e rosmarino, fonduta di gruyère e timo, burro fuso e salvia, burro fuso e Asiago grattugiato (e ribes rosso spadellato, in caso). Il Growling nasce dalla colazione, e nella mia colazione ideale i Waffles sono al primo posto insieme a un buon ginseng lungo ('scusi me ne potrebbe portare un litro? Grazie!'), un croissant integrale al miele o alla crema vaniglia, dei pancakes al miele o alle mele. Miele miele miele. Avrete mica notato che ce lo vorrei ovunque? Ebbene, sta anche sui waffles in foto.
Sarà l'Autunno che porta la voglia di farsi una coccola, che mi porta a consumare bevande calde a tutt'alé, o sarà l'educazione che ho ricevuto, fatto sta che io il miele lo uso per dolcificare quasi tutto (non i dolci, lì mi arrendo allo zucchero). Il mio Golden Milk del mattino in primis. E volevo solo dirvi che questa è una crociata affinché sui waffles venga usato SEMPRE, anche al posto della cioccolata, della marmellata o della purea di banane. Usate il miele! Quello buono, quello da comprare in montagna o nei negozi di chi lo fa di persona. Honey, please! Detto questo, non vi tedio con gli ultimi fatti che mi sono capitati (colica renale terribbbbile, flebo, rintontimento, terapie, tendinite, stop dal lavoro, bla bla bla) e quelli che ho in programma (un balletto per La Traviata in 6 date, una gita a Milano - ma in inverno, non di nuovo all'EXPO, ricettericettericette, il sushi per sabato ecceccecc), e vi lascio la ricetta dei migliori waffles che io abbia mai dato in pasto alla mia piastra-per-waffles comprata su Amazon (a 30 euro, per la cronaca). Niente tonnellate di zucchero, ma buttermilk. Ovvero una miscela di yogurt bianco intero e latte in pari quantità, lasciata riposare per 15 minuti prima dell'uso. Il risultato sono dei waffles croccanti fuori e morbidi dentro. Un sogno. Se tutte le mattine avessero la faccia dei waffles sarei una donna migliore. Quindi fate questi waffles e ditemi se vengono così buoni come ve li sto descrivendo ora! Last but not least: Special thanks to Daniele, che ha sorretto per 10 minuti il piatto in maglietta del pigiama mentre una gattina (Brioche - un nome un programma) gli scodinzolava tra le gambe reclamando coccole e forse anche il cibo che aveva in mano. [Post incasinato, lo so! Chiedo venia, mi faccio perdonare con i selfie ridicoli che in questi giorni pullulano nel mio profilo Instagram! Venite a farvi du risate ;)] INGREDIENTI 280 gr farina 1 cucchiaio di zucchero 1 cucchiaino di lievito per dolci 1 punta di cucchiaino di bicarbonato mezzo cucchiaino di sale 3 uova 360 ml di buttermilk (vedi sopra) 50-60 gr di burro sciolto vanilina PROCEDIMENTO In una ciotola unire gli ingredienti secchi. In un'altra unire quelli liquidi. Versare quelli secchi in quelli liquidi poco alla volta, usando una frusta a mano. Cuocere nella propria piastra per waffles nei tempi e nelle modalità indicate per il vostro modello. Enjoy! :P ps. questi waffles sono personalizzabili: metteteci l'aroma che volete... e insaporiteli nel piatto col miele :D |
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