Se vi aspettate un post ad alto tasso di parole come "vinificazione a lacrima", "macerazione delle uve", "svinatura", "sapore giustamente tannico", purtroppo -o per fortuna- per voi siete nel posto sbagliato. In Villa Veritas è stato per me il primo evento a tema enologico e mi ha vista arrivare affamata(ah-ehm) e curiosa di trovare almeno 3 vini che mi piacessero, finalmente. Questa prefazione è doverosa per dirvi che il vino non è un qualcosa che ordino al ristorante con nonchalance, agitando la mano e facendo la sommelier che non sono. Nemmeno in casa consumo vino - solo nelle occasioni di festa e rigorosamente col dolce. Non amo molto i rossi corposi. Sono più tipa da bianco. E se devo usare degli aggettivi per descrivere il tipo di vino che mi piace... ricado sempre in quelli che uso per descrivere i dolci. Che ci fa allora una papera tra i cigni, ad un evento in cui tutti più o meno conoscono l'etimologia della parola "affinamento"? Imparo. Apprezzo. Chiedo. Osservo. E inevitabilmente mi diverto, in compagnia del mio Dani. Me ne sono uscita entusiasta. E se cercate anche il mio momento da zucca leggera e vorticante causa troppi assaggi... leggete più giù e lo troverete! Partiamo dall'inizio. La location dell'evento, conclusosi Lunedì (9-10 Ottobre), era la magnifica, magica, mia amata Villa Contarini. La cosa che più mi ha sorpresa è che fosse aperta esclusivamente agli ospiti di In Villa Veritas. Un altro modo per vederla, un altro modo per riempire le sontuosissime stanze. Molti gli eventi nell'evento: workshop, seminari, addirittura show cooking. Dani ed io eravamo in fibrillazione. L'aria frizzantina dell'Autunno (che si sentiva a folate nei video su Stories - Instagram dove sono @thegrowlingpatry), la reflex, il timido sole e tantissime cose da provare. Grande la mia fortuna: il pass stampa in tasca. E poi la presenza della Folperia di Max e Barbara e di Nino U Ballerino, il cui panì cà meusa (panino con la milza) ci intrigava da un po'... un mix di rincorse, quindi, verso quest'evento che aspettavamo entusiasti. Sapere, poi, che sarebbero stati presenti ben 65 produttori di vini e distillati e ben 35 di gastronomia speciale... sì insomma, a uno poi la curiosità brucia! Ed eccola qui, la nostra splendida villa, all'ingresso dell'evento. Appena entrati ci sono stati dati guida e pass per ottenere il bicchiere per gli assaggi, nonché libero accesso alle sale dedicate. Al primo piano l'ala sinistra, l'ala destra e la particolarissima sala con la conformazione di cassa armonica di chitarra erano aperte ed allestite con degustazioni di vini di ogni tipo, nonché di specialità gastronomiche nuovissime anche per me - che sul cibo posso dirmi più ferrata, ecco. Nella splendida sala delle conchiglie altrettante degustazioni. Il parco era liberamente aperto ai partecipanti (un vero peccato che il tempo fosse un po' incerto tanto da scoraggiare le passeggiate per ossigenare il cervello, vi avevo già raccontato di quanto sia meraviglioso). Essendo le aree distinte per regioni o fili tematici (presenti anche delegazioni estere come la Slovenia e la Francia), l'inizio del percorso gustativo era assolutamente a discrezione propria. Uno, per dire, poteva anche decidere di cominciare in maniera patriottica presso il Padiglione Veneto, al piano superiore delle foresterie vecchie (la zona a destra guardando l'ingresso principale della villa), e poi proseguire con un excursus di tutta Italia ed oltreconfine. Noi abbiamo deciso di partire dall'Ala Sinistra, che ci ha portati a fare la conoscenza del primo amore della giornata. La trota salmonata affumicata di Trota Oro. Allevata in acqua dolce di montagna tra le bellezze del Trentino ed affumicata sapientemente da mani storiche, ha colpito il palato che avevamo appena 'battezzato' con una entrée di benvenuto bianco. Pochi istanti dopo ho avuto l'occasione di assaggiare anche il salmerino affumicato. Al che ci siamo ricreduti. Salmone? What is salmone? Trentino we love you. Il dedalo di assaggi, tra vini fermi, rosé (per me), bollicine, percentuali di Malvasia in vini selezionatissimi, prime uve, raccolte tardive, maturazioni in botti speciali, ci ha fatti piombare al banco della Cascina Chicco, Piemonte (CN). Giunti a quel punto avevo bisogno di dolcezza. Di fronte al gentile signore che era lì per chiarire i miei evidenti dubbi sul vino ed offrirmi qualcosa da assaporare ed annusare ho pigolato, sentendomi un po' in colpa, che ero un po' stanca di vini vaghi. Avevo bisogno di una sferzata decisa e dolce. L'avessi mai detto! Il signore e la sua collega hanno sorriso, e con piglio deciso mi hanno offerto il loro passito Arcass (arneis raccolta tardiva). Bè. La cosa più buona che io abbia mai bevuto. Dolcezza di frutta secca, miele, assolutamente non stucchevole. E non ditemi che vabbè, tanto io ed il vino non siamo migliori amici quindi non posso sapere... ma ve lo giuro, mai ho bevuto qualcosa di più buono. Daniele, più esperto di me, era ugualmente piombato nel paradiso dell'uva fermentata. Al che, poi, mi sono recata al Wine Shop e l'ho richiesto. Picche, purtroppo. L'evento, organizzato dall'enoteca La Mia Cantina di Padova, non poteva fornire agli ospiti tutta la varietà di bottiglie disponibili per gli assaggi, essendo queste numerosissime (almeno 4 alternative come minimo a produttore). Ma l'ho giurato a me stessa, una bottiglia di Arcass la vorrei sempre avere in casa, ed andrò sicuramente a comprarla. Proseguendo al piano terra, nella sbalorditiva sala delle conchiglie, ho continuato ad assaggiare vini di tutti i generi, e sono pure stata servita da un signorino di circa 10 anni che accompagnava i genitori. Un qualcosa che non capita tutti i giorni :) ! La sala delle conchiglie ospitava, più delle altre, una concentrazione maggiore di produttori gastronomici. Particolarissima la postazione torrone caldo: un signore offriva a tutti gli ospiti un pezzetto di ostia in cui spalmava con una spatola del torrone molto caldo, super cremoso e filante. Mi ci sono tuffata come una bimba. Unica anche la proposta della Pregiata Forneria Lenti: il loro panettone alle olive è sicuramente qualcosa che non avevo assaggiato prima. L'abbinamento con i vini siciliani della postazione più in là, poi ha esaltato il tutto. A tal proposito, arriviamo al punto in cui i crostini con paté di acciughe del Mar Cantabrico, quello di olive taggiasche pregiatissime o quello di pistacchio dolce/salato, il pane offerto ad ogni stand ed il torrone spiluccato, non mi hanno più supportata nella sicurezza sulle gambe. Ridete, voi, ma con almeno un 15-20 assaggi già fatti (ed eravamo solo a metà) una non è che poi fa le foto dritte. Ad un certo punto, insomma, tentavo di lanciare segnali a Dani, tra una spiegazione dei produttori e l'altra, per fargli capire che 1) il mio stomaco aveva bisogno di una pausa da tutto quel pout-pourri di vini 2) avevo fame, e avevo bisogno di cibo più consistente di un crostino. Bè, non ce l'ho fatta. Come vi dicevo, eravamo finiti allo stand siciliano di un ragazzo molto simpatico con la giacca a quadretti. Parlava di passito e lo reggeva in mano ed io, amante del passito e scellerata seriale, non ho potuto non chiedere "E se te ne chiedessi un assaggio? Ma proprio una lacrima sai". La sua risposta? Un sorriso e poi... non ho capito cosa mi ha detto. Cretinamente, nel trambusto, ho detto "Sìsì!". E in quel momento ha cambiato bottiglia: "Allora ti faccio partire da questo, che è il primo step verso la fermentazione finale del passito". Insomma, avevo appena accettato il percorso del passito. E' finita che mi son bevuta altre tre bottiglie e poi giunta al passito, o meglio, allo Zibibbo, ho capito che era proprio ora di mangiare. Ridacchiavo, allegria! Siamo scappati a prendere aria. [ Postilla: Ok, a questi eventi sono disponibili ovunque dei contenitori per versare il vino che, dopo l'assaggio (che dovrebbe essere quello stile pulcino, due gocce), non si necessita più di bere. Etichetta a parte... che spreco è? Insomma, tutti quei vini pregiati appena assaggiati e poi eliminati dai bicchieri? Ma dai. ] Insomma, cosa ho mangiato a In Villa Veritas? La parte consistente del mio pranzo, fatto alle 15 circa, ha consistito in qualcosa di molto lontano, sia geograficamente che concettualmente. Folpetti, masenete e panì cà meusa. Cibo di strada di due titani - e pure Gambero Rosso la pensa così, perché nel 2015 li ha insigniti rispettivamente del 2° e del 1° posto nella classifica italiana del miglior street food. Folpetti e masenete (i granchietti che si trovano in questo periodo qui in Veneto, diversi dalle moeche) sponsored by i mitici (e padovanissimi) Max e Barbara de La Folperia (di cui vi avevo parlato QUI), ce li siamo gustati sporcandoci le mani tutti felici. Il panì cà meusa (panino con milza, formaggio e sale) di Nino U Ballerino, giunto sin qui apposta per la manifestazione, era nei sogni di Dani da un po'. Inaspettatamente l'ho apprezzato un po' più di lui, nonostante, ve lo dico con onestà, io preferisca i folpi e le masenete. La consistenza viscidina della milza era qualcosa di vagamente brrrrrrrr, il gusto era molto buono, molto sapido. Perché ho ordinato anche io un panì cà meusa se non sono affatto una fan delle frattaglie? Questo non ve lo so dire. Chiedetelo al coraggio momentaneo che mi ha infuso il vino! La seconda parte del nostro tour ci ha visti impegnati con i vini e le specialità Venete, slovene e francesi. Eravamo un po' saturi di assaggi quindi ci siamo decisamente contenuti rispetto alla prima parte del nostro giro. Al padiglione Veneto abbiamo incontrato anche qualche nome di cantina conosciuta, nonché specialità tipiche come salumi e formaggi. Bello ritrovare anche la Società Agricola Littamé, conosciuta grazie al famoso Ocaburger del Padova Food Festival. Abbiamo assaggiato la loro porchetta d'oca... particolarissima! Siamo usciti da In Villa Veritas indecisi. Avremmo voluto ripercorrere ancora le bellissime sale, alzare il naso sui dettagli nascosti, testare quel vino che ci aveva incuriosito. Andare a passeggiare nel parco sul retro della villa, per fare due chiacchiere con le papere del lago. O tornare a riprovare la birra artigianale al miele che è piaciuta tanto a Dani. Ce ne siamo andati con un sorrisone stampato e la curiosità ancora a mille. Avremmo voluto spendere più tempo anche nell'angolino dedicato alle Berkel d'epoca. Villa Contarini, gli organizzatori, i produttori e la passione che li muove... non saprei chi ringraziare per la bellissima esperienza. Spero di ripeterla ancora e ancora, un po' perché il mondo del vino sotto questo punto di vista è finalmente quell'ambito permissivo in cui posso chiedere senza vergognarmi (sapete, per i ristoranti girano certi camerieri che ti fanno sentire una babbana...), un po' perché quest'incrocio meraviglioso di vino e cibo di nicchia mi ha fatta impazzire. Non sapevo dove guardare, dove fermarmi. Avrei voluto avere quattro stomaci: due per il vino, due per il cibo. Avere a che fare con i diretti produttori è stato interessantissimo, al di là di qualsiasi aspettativa. Sono una ragazzina cresciuta con la vendemmia di Settembre insieme ai parenti, con il sorso di mosto crudo, con il torbolino delle sagre d'Ottobre, con il vino imbottigliato (da sempre) in casa. Quella con i nonni che se non hanno del vino in tavola non pranzano/cenano. Il vino per me ha sempre avuto un sapore di colori familiari, un'accezione casalinga. Un evento in veste curata, di qualità, mi ha catapultata in un universo di possibilità, di storie... e a me le storie piacciono molto, credo lo sappiate. Che posso dirvi? Abbiate pazienza. La regia mi dice che si tratta di un evento biennale, quindi... ci rivediamo a In Villa Veritas 2018!
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