Da quando ho iniziato a fare il sushi (primo episodio della saga raccontato in questo post) tante persone hanno iniziato a chiedermi informazioni su reperibilità degli ingredienti, sostituzioni italianizzate di strumenti, combinazioni di gusti… ma la domanda più ricorrente è sempre stata: “Ma come fai a farlo?? E’ difficilissimo!!”. In realtà il sushi non è difficile. La sua storia e il suo ‘onore’ lo sono, quello sì. Di siti dedicati ne è pieno il mondo, e non a caso negli ultimi anni proprio qui in Italia c’è stato un vero boom di aperture di sushi bar, sushi wok e sushi qua e sushi là. Una vera rivoluzione, se si pensa che una decina di anni fa l’unico cibo esotico in Italia era il messicano… o il kebab. Io devo dire la verità: di tutto questo sushi ne sono entusiasta. Perché checché ne dicano i più intolleranti e i più ottusi, il sushi è buono e fa bene. Bisogna sempre partire dal presupposto però che il sushi buono bisogna riconoscerlo, cercarlo, trovarlo… oppure farlo. Ecco quindi che subentro io, che di giapponese non ho neanche le sopracciglia, ma che amo fare felici le persone presentando un super vassoio da 40 pezzi di sushi, come potete vedere nella foto sopra. Non sarà come il sushi di Jiro Ono (a 88 anni ha il sushi bar più famoso al mondo, in Giappone – ed ha servito anche Obama), ma prepararlo e poi gustarlo è un bellissimo percorso. Ci terrei a consigliarvi una sorta di manuale che ho acquistato recentemente: “In Linea con il Sushi” di Makiko Sano, autrice straordinaria e straordinaria sushi maker (pensate che ha preparato e servito il sushi anche alla Regina, a Buckingham Palace!!), nonché gentilissima persona… come potete vedere dai suoi personalissimi commenti a una mia foto su Instagram (dove sono thegrowlingpatry). Già ne sapevo qualcosa di sushi, ma il suo libro mi ha veramente aperto le porte della comprensione su quest’arte deliziosa. E poi io resto sempre la ‘cartacea’ di turno. Il web è una fonte inesauribile, certo, ma avere un bel libro a casa supera tutto, sempre. Ma ora passiamo ai dati pratici: ecco un po’ di direttive su come iniziare a fare il sushi in casa. REPERIRE GLI INGREDIENTI – NEGOZIO ETNICO A PADOVA PER IL SUSHI E’ fondamentale non sostituire gli ingredienti-elementi base per fare il sushi, e non serve spendere un capitale al supermercato italiano del paese (perché le alghe lì costano un botto, I know!): basta spostarsi un po’ più in là. Il mio negozietto etnico di fiducia è quello di una signora filippina, a Padova, in Riviera Businello n. 4(la stessa via della Questura, per chi è Padovano as me): si chiama "La Etnica". Ha tutto l’occorrente e anche di più, ed i prezzi sono economicissimi. La qualità è buona, il posticino è piccolo, ma se volete ci trovate pure le bacchette per papparvi il vostro risultato finale. GLI INGREDIENTI BASE DA TENERE IN DISPENSA 1. Le alghe. Alga nori, o Roasted Nori Seaweed per Sushi. Ogni confezione ha dentro circa 10 fogli, e vi basteranno per un bel po’, garantito. Come si usano: il riso per sushi va steso sulla parte più rugosa dell’alga, come insegna Makiko Sano. 2. Aceto di riso. O Rice Vinegar, o Seasoning for Sushi. Fondamentale per creare la miscela che andrà a condire il riso, appena cotto, per renderlo lavorabile e pronto per incontrare le alghe. 3. Riso a grani corti. Se non trovate quello giapponese come me(che è più glutinoso di solito) acquistate al vostro normale super il Riso Originario. Fate conto che 300 gr di riso creano 40 pezzi. Io di solito mi regolo con 200 gr alla volta se non ho aspirapolveri come ospiti per cena. 4. Salsa di soia. O Soy Sauce. Fondamentale per pucciarvi il vostro sushi quando sarà bell’e pronto. Non compratela al super, i prezzi sono vergognosi. Andate all’etnico! 5. Pasta Wasabi. Verde, quando te la presentano sui piatti al ristorante sembra una cacchetta verdognola senza senso(è così, ammettiamolo). In realtà il suo gusto piccantissimo è dovuto dalla radice di rafano da cui è ricavata. Il mio ingegnere la mixa alla soia e poi procede col pucciamento, e a me si arricciano i mignoli dei piedi perché non la amo particolarmente. Però c’è un però!! Inserita nel sushi al momento della creazione sa tirar fuori il meglio di certe combinazioni, tipo i Futomaki con salmone e stracchino (i quarti partendo da destra nella foto in alto). GLI STRUMENTI DA TENERE PRONTI - foto in basso: il mio piano di lavoro 1. La Stuoia per Sushi. Senza di quella arrotolare il sushi sarà come pettinare un gatto senza pelo. Costa 1 Euro, la trovate in ogni bazar orientale in circolazione. Per usarla ricopritela sempre di pellicola facendoci 2-3 giri intorno. E’ molto più igienico e più comodo: vi risparmierete di lavarla e sarà semplicissima da usare la volta dopo, sostituendo la pellicola. 2. Una ciotola di plastica. Per il riso appena cotto: vietato metterlo a riposare con il condimento (con ventilazione in corso) in una teglia di vetro o metallo. La regola giapponese dice legno o plastica. 3. Un mestolo di legno. Da usare nella cottura del riso (solo nella fase iniziale, come potete leggere in questa ricetta) e per amalgamare condimento e riso cotto. No metallo! 4. Un ventaglio o un ventilatore: l’incontro tra riso e condimento appena dopo la cottura richiede prolungata ventilazione (manuale o meccanica) per far evaporare l’aceto di riso. Pena una stoppa ingestibile. 5. Una ciotolina con acqua e aceto di riso per bagnarvi le mani per toccare il riso da sushi e stenderlo sulle alghe. Per quanto riguarda le combinazioni di sushi, poi, io dico sempre che si va a gusti personali e a naso. Certo, il pesce nel sushi è la morte sua, a patto che, se non cotto o affumicato, sia stato abbattuto dal pescivendolo per eliminare l’anisakis (batterio mica simpatico eh). Qui sotto, alla fine del post, troverete delle combinazioni vincenti che ho sviluppato in questo mio percorso felice col sushi homemade. Ah, i tipi di sushi sono molteplici, ma si distinguono per alghe interne o esterne, forma oppure quantità di ingredienti all’interno. Sfido qualsiasi italiano medio a ricordarne più di 5. Eheh!! E’ normale, l’esperienza vien mangiando! Per chiarirvi un po’ le idee ecco che più giù c’è una bella foto incrociata nel web che vi spiega le tipologie varie… non resta che scegliere la più bella e cimentarsi! Io adoro i nigiri al salmone. Semplicissimi ma ottimi. E sembra che i nigiri siano proprio il tipo di sushi da strada prediletto dai Giapponesi. Toh, allora le mie sopracciglia hanno un che di Jap allora…….. PER FINIRE: PERCHE’ PROPRIO IL SUSHI? Non perché è di moda, questo no. Ma perché è buono, sano, bello, fantasioso. Farlo in caso vi permetterà di variare moltissimo dagli standard proposti nei locali jap e fake-jap: ho letto anche di foodblogger che hanno fatto il sushi con tartare di carne. Why not? Quindi largo alla fantasia rispettando l’arte del sushi, che spero vi appassionerà dopo la prima volta che avrete provato a farlo in casa (e a mangiarlo in pace senza camerieri frettolosi intorno!). Spero di essere stata abbastanza esauriente, per domande, dubbi o correzioni lasciatemi un commento! :) COMBINAZIONI DI SUSHI MADE IN THE GROWLING BREAKFAST Gunkan vegetariani con frittatina alla soia, carote viola scottate ed erba cipollina Futomaki salmone, stracchino e wasabi Futomaki surimi, lattuga e salsa rosa Uramaki salmone e avocado, con semi di sesamo e papavero Uramaki frittata alla soia, tonno e lattuga Suggerito da Makiko Sano: Hosomaki tonno ed erba cipollina
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