Quando l'inverno sta per finire e iniziano a sbocciare le prime gemme sui rami degli alberi il lavorio mentale giornaliero leggermente aumenta. Il periodo di transizione assume i contorni del cambiamento, e nel cambiamento ogni volta mi scatta qualcosa dentro che incrementa i discorsi nella testa e affatica le parole espresse a voce. In questo periodo non so cosa mettermi, non so cosa fare, mi affanno a programmare ma la realtà è che vorrei solo dormire. Perché dormire sarebbe silenziare i ragionamenti e quindi riposare. Prendermi cura di me nella narcolessia insomma. Poi arriva il giorno in cui penso a quanto "male" io stia mangiando nell'ultimo periodo. Alimentarsi a caso non è una grande idea. Non avere voglia di cucinare è roba seria. E così mercoledì sera ero sicura di una cosa specifica: cara mia, o ti rimetti in riga e riprendi a cucinare come si deve o la Primavera non arriva. Mi capitano spesso questi periodi. Quelli tipici del frullatore che si spegne e del silenzio che lascia la necessità di rimettere un po' di ordine in giro. E' venerdì sera, il mio ordine lo sta profumando la candela allo sciroppo d'acero appena versato (giuro che il suo nome in inglese suona più poetico) e la poké di questa sera mi risulta un po' pesante. Sarà che l'ho preparata io e il salmone affumicato era un po' eccessivo come quantità, ma mi sa che fra poco scatta l'ora della tisana alla menta come Marocco comanda.
E' stata una settimana relativamente impegnativa, condita da un perenne bisogno di DORMIRE. Mei sonnecchia sopra al mucchio di coperte che ho accanto, Totoro sborda dall'ultimo piano del suo tiragraffi, immerso nei sogni. Io penso a quanto cambi la prospettiva man mano che il tempo cambia e che noi cambiamo. E a quanto certe cosine siano piccole dentro i cuori in certi tratti della vita sebbene siano riconoscibili sin da subito, ancora prima di ingrandirsi e trovare il proprio posto anni dopo le prime avvisaglie di presenza. Prendete la foto di questo post. Quella ero io più di cinque anni fa. Amavo già la montagna, mi piacevano i panorami. Ma preferivo il bosco e gli scorci al di là dei tronchi e delle fronde più alte. Oggi sono una boschista conclamata. Ammiro le altitudini spoglie ma appartengo al bosco. Si dice boschista? Boh. Usiamolo lo stesso. A diciassette anni AMAVO l'idea di New York. Visitarla era il mio sogno. Oggi non ci andrei, devo essere onesta. Sì, forse per viaggio imposto di lavoro. Sarei comunque curiosa di scoprirla. Ma se dovessi partire per andarci appositamente... no. Perché c'è molto caos. E io non ne ho bisogno. Nel 2023 il mio ideale sono i viaggi slow living. Perché di caos ne vivo già a sufficienza in ufficio, di fretta ne mastico sin troppa ogni singolo giorno quando esco di casa e mi trovo in ritardo, nel traffico, a precipitarmi di qua e di là senza rendermi conto dei giorni che scorrono veloci come le ore di luce. Il prendersi cura di sé diventa un bisogno. La lentezza pure. E io riparto ovviamente dalla cucina. Spesso capisco che è un periodo sottotono proprio perché non ho voglia di cucinare. Da sempre il luogo in cui mi sento più a mio agio è la cucina. Amo cucinare senza parlare, con la musica nelle orecchie e la bilancia accanto. Il bancone pieno di ingredienti e la ricetta su un vecchio foglio stropicciato pieno delle mie annotazioni. E, rulliamo i tamburi, nessuna fretta. Ahhhhhh. Insomma, quando tutto va troppo veloce e finisco a bordo strada senza forze comprendo la ripartenza di tutto il mio meccanismo che necessita di essere presa per mano. Magicamente torno a interessarmi delle storie legate al cibo. Ricomincio a comprare i Sale&Pepe e a leggere le newsletter di Juls Kitchen, a studiarmi le storie norvegesi di North Wild Kitchen e le ricette di Nonsolofood (Lidia). Ricomincio a disegnare piatti. Schemini di tavole. Abbinamenti. Menu settimanali. Volantini per la spesa. Si schiarisce il panorama che ho davanti e torno in asse. Se ci affianco la ripresa delle passeggiate in montagna con i panini nello zaino, nuovi libri da leggere e il passaggio dalla lana al cotone allora sì, sta arrivando la Primavera ed io posso essere pronta ad accoglierla. Ognuno ha il proprio metro per capire se la vista che ha davanti va bene oppure ha bisogno di essere aggiustata. Chissà perché la mia passa sempre per la pancia. E per il sonno. Che ora, FINALMENTE mi aspetta sul serio. Buonanotte e Buona Primavera, P.
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