E’ stato un anno di amici, famiglia, ritrovi, nuove conoscenze (affini e meno affini, com’è normale che sia), bei posti. C’è molta vita al di fuori dei social e del web e nell’ultimo periodo ho riscoperto la bellezza del non pubblicare sempre storie e non usare geolocalizzazioni perché tanto stiamo là perché va a noi e non per fare un piacere agli altri essendo costantemente presenti. Ho finito di leggere da poco “Tutto nella norma”, di Gaia Spizzichino. Meglio conosciuta come @normalizenormalhomes su Instagram, i suoi testi sono sempre motivo di spunto divertente per riflettere su quanto il web cerchi di dettare le linee guida di vite che sono effettivamente reali solo fuori dal web. Per esempio, se la cosa fosse successa negli anni Novanta, dubito altamente che una me bambina avrebbe apprezzato le scelte cromatiche di una madre che aveva deciso di arredare tutta la mia stanza e il mio armadio di cose beige e marrone solo perché la cosa faceva altolocato nel web e tutte le madri dell’Instagram avevano deciso tacitamente la cosa scopiazzandosi e pubblicando foto monocromatiche per acchiappare like e complimenti per la coerenza cromatica estrema. Ogni tanto bisogna ricordarsi del proprio gusto critico e soprattutto bisogna essere realisti nelle proprie necessità. Mica devono scegliere gli altri per noi. In tutto questo, tra tutti i libri letti nel 2023 quello con cui ho finito l’anno mi ha fatto vedere qualcosina in più, ricordare qualcosina in più di me stessa.
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