Oggi sono uscita dall'ufficio avvilita per motivi che non dirò ma che mi è dispiaciuto provare. Sono andata al supermercato a procacciare la cena e sono uscita con una confezione di kinder pinguì al cocco. Ne ho separato uno dagli altri tre, l'ho scartato e l'ho mangiato ferma al semaforo mentre me ne stavo in silenzio, nell'abitacolo, assorta nei pensieri. E' stato un semaforo lungo - ho avuto tempo di pensare e mangiare con calma. Riflettevo su due parole che formano un unico concetto. Carico emotivo. Quello che i nostri nonni ed i nostri genitori sono stati istruiti a mettere da parte la maggior parte delle volte, proseguendo egregiamente nello stile di vita che però nel 2022 non esiste più. Quello che la mia generazione non è più in grado di sotterrare e che cerca in tutti i modi di capire, per riuscire a conviverci pacificamente, lontano dai drammi mentali e dal non sentirsi all'altezza di questo mondo che si è sviluppato diversamente da noi. In cui sembra che se non fai TUTTO e non provi TUTTO allora vivi a metà. Il carico emotivo mi ha investita come un tir stasera ed era da un po' che non lo faceva così pesantemente, aiutato dai sentimenti un po' blu che lo hanno generato questa volta. Nella mia testa il carico emotivo, tuttavia, non è un peso ma una cosa preziosa. E' il ricordarsi dell'umanità e il dimenticarsi del dimenticare. E' più o meno il mio ago della bilancia che se anche provo solo per un periodo ad azzerare poi mi manda in tilt testa e corpo. Spoiler: meglio non farlo. Da tempo ho intuito che la comprensione delle emozioni è la chiave per restare ancorati al presente tramite la via dell'accettazione e il rifiuto del superare tutto in fretta, ad ogni costo, senza capire, pur di passare oltre, nel frullatore della vita. Quello che so di me è che le persone di oggi, della mia generazione, che rinnegano il loro carico emotivo non hanno la mia fiducia. Quelle che dimenticano la propria umanità sono il passo indietro in questo mondo che ha bisogno di lasciare spazio respirabile all'interno per vivere meglio l'esterno. Per prima ne conosco la fatica e il dolore. Ne comprendo in ugual modo la forza e l'importanza. Sceglierò sempre di provare quello che mi capita di provare, e cercherò sempre di capire il perché. Combatterò sempre per aprire questo cuore, questa testa e questa pancia per lasciarmi attraversare dal carico emotivo. Non lascerò più nulla chiuso in un cassetto della mente per paura di aprirmi alle emozioni che da scemi etichettiamo come negative. Quindi il mio kinder pinguì in silenzio, in auto, era un proseguimento tangibile della mia sensazione scomoda di impotenza e di tristezza. Non ho smesso di sentirmi così una volta arrivata a casa. Ho continuato a svolazzare attorno a quei pensieri anche durante la cena, a lume di candela con me stessa. Quindi quanto pesa il carico emotivo? Eh, io direi tanto. Ci influenza e ci immobilizza per poi farci progredire. Non ci fa essere scintillanti né splendidi, quando ci fa soffermare su sensazioni che riteniamo leggermente destabilizzanti. Ma... ci fa sentire meglio poi. Chiudo, perché Spotify ha capito e ha aspettato il momento in cui lascio andare queste nuove consapevolezze. E questo spazio che le accetta quando arrivano. Spotify ha scelto per me Não Faz Sentido di Maro. Magari ispira anche voi per accogliere, accarezzare, lasciar attraversare e passare al riposo mentale serale. Si sa mai. Non lo so, io credo molto nella sensibilità delle persone. E credo sia la chiave per migliorare, tutti, un po' di più. Ogni emozione ha un font diverso, ed è sempre scritto con la nostra calligrafia. Non so la vostra, ma la mia cambia sempre qualcosa ogni giorno in base a come mi sento. E va bene così. Fin.
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