Tra le tante cucine provate finora in ristoranti, fiere, food trucks e cucine di amici, quella greca resta la più misteriosa. Forse conosco meglio il Sirtaki, ma la cucina… gnah. La mia amica Angela ne è una grande fan, e da Roma mi dice di aver trovato il ristorantino perfetto per coccolarsi un po’. Io non l’ho mai provata per davvero, ma sono qui lo stesso a proporvi un antipastino, o stuzzichino che dir si voglia, incrociato anni orsono in una rivista dedicata. Insomma, finché non trovo il locale giusto per la mia iniziazione al cibo greco mi sono data da fare (con gran poca fatica, sappiatelo). Siore e siori, vi presento allora i Tiropites, pasta fillo e feta in un fagottino croccante e profumato. Il procedimento per farli è davvero velocissimo, e alla cena a cui li ho presentati sono stati apprezzati. Vi confesso che non sono grande amante della feta, almeno non ancora, dato che io e lei siamo ancora alla fase snif, dove snif sta per il momento in cui i gatti si scrutano da lontano, poi si avvicinano quatti quatti e iniziano ad annusarsi con circospezione. Ma questi mi sono piaciuti molto. Fagottini, intendo. Ho qualche ricetta in fondina da testare ancora, e mano a mano che decreterò quelle meritevoli di pubblicazione le vedrete spuntare qui come tanti bei funghi. Quindi ecco, vi scrivo la ricetta come fosse un appunto, la solita lista schematica non serve! Portate anche voi un po’ di Grecia a casa, non ve ne pentirete. AH! Ancora non avete notato qualcosa di strano nel Growling? C’è un nuovo logo giù a destra… :) Sono diventata Official Contributor della sezione World Recipes per l’Expo! Condividete la gioia con me e cercatemi tra gli autori delle ricette!! Per una trentina e più di Tiropites usate 1 rotolo di pasta fillo. Tagliate strisce verticali di 9 cm con un coltello a lama liscia. Mescolate in una ciotola 200 gr di feta e 200 gr di crescenza con un pizzico di sale e della menta spezzettata(o dell’aneto – io ho usato timo perché la povera piantina di menta è in letargo…), fino ad ottenere una crema. Mettete un cucchiaino di composto in cima ad ogni striscia(ogni striscia da 1 foglio, non di più) e piegate in giù formando un triangolo. Seguite il senso del triangolo scendendo verso il basso della striscia, come in foto. Posizionate i tiropites su una teglia ricoperta di carta forno, spennellateli con uovo sbattuto con un goccio di latte e infornate a 190 gradi per 15-20 minuti. Saranno pronti quando ben dorati. Se del formaggio fuoriesce in cottura recuperatelo e usatelo come decorazione per la pancia dorata dei tiropites. Servite caldini.
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Qui al Nord le giornate iniziano ad avere un profumo primaverile che mi mancava da molto. Il sole caldo, le api che iniziano già a ronzare attorno al giallo della mia tenda parasole, i tulipani che maturano la loro crescita. In quel vaso ce ne dovrebbe essere uno anche di nero, sì. E poi l’aria fredda sconfitta dai raggi di un sole che è mancato per tanto tempo e che si è nascosto dietro nebbia, nuvoloni, pioggia. Mi piace. E la mia cucina diventa umorale, il che significa che sabato ero in pieno mood Primavera-in-the-air. Ho deciso allora di preparare una crostata con crema e frutta, quelle che ti si sciolgono in bocca e che a casa raramente si preparano da zero, quelle che cuoci solo il guscio e poi le fai traboccare di freschissima crema profumata. Primavera, Estate.. E i colori della frutta! C’è un però. Io odio fare la crema pasticcera. Sono una pigra per lei, lo ammetto. E odio pure comprare le bustine di polvere pronte, quelle che ci versi latte e tadaaaan. Quindi spesso resto senza, evito del tutto. Anche se per lei potrei vendere un sopracciglio, tanto mi piace. Motivo delle mie paranoie? Usare tutti quei tuorli e lasciare soli tutti quegli albumi mi mortifica. Lo so: ci sono mille alternative per non sprecarli - la torta alle mele con soli albumi (che presto posterò qui), le meringhe, i macarons… ma sono una pigrotta, fondamentalmente. Stavolta però il miracolo è avvenuto: ho trovato una crema pasticcera da fare da zero, con fatica zero e perdita di tempo zero. Ho scartato due albumi (impiegati in una frittata poi) ma cavolo, ho trovato la crema perfetta. E la mia Primavera è sbocciata in un tripudio di gusto, cremosità e frutta fresca. E adieu anche alla gelatina! Altra furbata non da poco. Non potevo non scrivervela, la Primavera va condivisa.
Unico appunto: se l’Inverno ritorna di gran carriera dicendoci che era tutta una finta e resta prepotente fino ad Aprile lo maledico. INGREDIENTI 1 panetto di pasta frolla (con la ricetta che piace a voi; sconsiglio quella pronta) 1 cestino di fragole fresche 1 kiwi 50 gr di zucchero 200 ml di panna fresca 150 ml di latte 2 tuorli piccoli 10 gr di farina (mezzo cucchiaio, 00 oppure di riso) 1 bacca di vaniglia (o vanilina) sale PROCEDIMENTO 1. Stendete la vostra pasta frolla tra due fogli di carta forno e mettetela con il foglio sottostante in una teglia di diametro 20-22 cm. Fate aderire i bordi ai lati, coprite con l’altro foglio di carta forno ed usate fagioli o le sfere apposite per creare peso e ‘riempire’ la superficie protetta della crostata. Infornate ed eseguite la cottura in bianco per 20 minuti a 180° C circa, tenendo sempre controllato il guscio di frolla. Poi eliminate il foglio e i pesi e proseguite per altri 10 minuti. Quando sarà cotto estraetelo dal forno e lasciatelo raffreddare completamente. 2. Tagliate a pezzettoni le fragole ed il kiwi, spolverate con 25 gr di zucchero e lasciate riposare. 3. Preparate la crema pasticcera easy: portate quasi a bollore il latte con i semi di bacca di vaniglia (incidetela con un coltello e con la punta del coltello estraete il contenuto). Dividete i tuorli dagli albumi. Aggiungete agli albumi la farina e 25 gr di zucchero, mescolate bene levando tutti i grumi e poi versateci a filo tre cucchiai di latte caldo prelevato dal pentolino sul fuoco. Mescolate bene e poi versate il risultato nel pentolino del latte, sempre a filo e sempre mescolando. Cuocete la crema a fuoco dolce, mescolando di continuo. Fate sobbollire per un minuto circa e poi fate raffreddare completamente, sempre mescolando. 4. Montate la panna fredda e incorporatela alla crema pasticcera con movimenti delicati dal basso verso l’alto. 5. Riempite il guscio di pasta frolla con la crema chantilly e disponetevi sopra la frutta e qualche cucchiaio di sciroppo che si sarà formato nel periodo di riposo. Decorate a piacere, anche con scaglie di cioccolato bianco o topping alla fragola. Servite fresca. L’altro giorno pensavo che organizzare una cena di pesce diventa un affare molto dispendioso se ci si ferma ai piatti tipici che stanno alla base dei menu proposti di solito. Linguine all’astice (i miei Tagliolini all’Aragosta li trovate qui), magari con burrata – e già lì va una bella mazzata al portafogli, per quanto eccellenti e goduriosi siano gli ingredienti – poi forse una tagliata mista (seppie, salmone, pesce persico, gamberoni); una fritturina magari? E la granceola a chi la lasciamo?
Bè, nei vari anni di cene ospitate e ospitanti mi sono imbattuta in diverse ricette che salvano il privilegio di cibarsi con una cena di pesce ma non fanno mancare lo stile. E di questi tempi risparmiare fa bene a tutti. Ma chi rinuncia a organizzare una cenetta o un pranzo all’insegna del mare? Noi no! Quindi torniamo allo stile. Di certo non è quello dei grandi chef, quello da porzioni nouvelle cuisine, equilibrismi sul piatto e dettagli mostruosamente impossibili da ottenere in modo facile… dite un po’ la bottarga affumicata al pino marittimo ce l’avete anche voi nel super dietro l’angolo, eh? Scherzoni a parte, eccomi qui con un primo davvero elementare ma dalla resa magnifica. Per stavolta mandiamo in malora il caviale Petrossian (quello più costoso al mondo, e a me viene da ridere perché non so manco che gusto abbia il caviale!) e usiamo le uova di lompo, o meglio quelle di capelin. Le ho trovate nel negozio di pesce surgelato che adoro: spesa minuscola e quantità abnorme. Gusto buonissimo. [Ne avanzate? Su crostini abbrustoliti e spalmati di salsa rosa sono fenomenali.] Se cercate un primo piatto per una cena di pesce fatevi sti Spaghetti alla Panna Acida e Finto Caviale. Non si resta a bocca aperta solo con la nouvelle cuisine… e grazie a Benedetta Parodi per la bella idea di partenza! INGREDIENTI per 4 persone 300-340 gr di spaghetti 1 bicchiere da cucina di panna fresca il succo di mezzo limone uova di capelin o di lompo qb (3-4 cucchiaiate) 1 porro sale olio PROCEDIMENTO Mettere a bollire l’acqua per la pasta. Nel frattempo versare nel bicchiere della panna il succo di limone, mescolare e lasciar riposare dai 10 ai 15 minuti. Far rosolare in poco olio, inoltre, il porro tagliato a rondelle. Usate una pentola antiaderente abbastanza capiente, vi servirà anche per saltare la pasta. Lessare gli spaghetti come indicato nella confezione, salando l’acqua, e portarli quasi a fine cottura. Scolare gli spaghetti un minuto prima della giusta consistenza e trasferirli nella padella antiaderente del porro insieme alla panna (che si sarà rassodata) e alle uova di capelin. Fate saltare il tutto per 2 minuti, aggiungendo poca acqua di cottura se il sugo si asciuga troppo. Regolare di sale se serve, finire con un filo d’olio extravergine. Servire subito, magari decorando con qualche fetta di limone. La guida ufficiale agli ingredienti, agli strumenti e ai luoghi in cui reperire l'occorrente.. è QUI!
L’8 Marzo si avvicina (come vi ricordo nella mia pagina Facebook), e con le mie amiche di danza si parla di fare una cena speciale per autofesteggiarci con la cosa che ci gratifica per la maggiore: il cibo. Il nostro menu è ancora in costruzione ma saranno tutti piatti dal mondo, e a dirvi al verità non vedo l’ora che arrivi domenica sera per rimpinzarmi di cibo à gogo! Io dovrò portare SUSHI per tutte, il che mi diverte parecchio dato che mi sembra di non prepararlo da na vita, quindi mi sto un po’ guardando in giro per i gusti da proporre e gli abbinamenti più azzeccati da fare. Chiara poi detesta l’avocado, quindi ripiegherò anche su cetrioli, carote grattugiate ed insalata per compensare il lato verdurifero del tutto. Tornando a noi, vi riporto un post che avevo pubblicato in Bread&Breakfast per dirvi COME si fa il sushi. Sfatiamo il mito che si possa mangiare solo al ristorante, dai! Eccovi quindi la guida, completa di tutto quel che dovete sapere… vi metto pure la prefazione pari pari: necessitate di leggerla prima di procedere con la ricetta, eheh! Si sa mai che anche vogliate prepararlo, prima o poi.. io vi consiglio di farlo! Read below! Sushi. Una parola e il mio ingegnere inizia a chiedere come una mitragliatrice “Quando andiamo??”. Il punto è che inizio a chiederlo anche io all’unisono con lui. Quindi: due mitragliatrici e l’idea del sushi che aleggia invitante e impellente tra di noi. Uramaki, temaki e california rolls che ci volano davanti agli occhi. Ho sempre creduto che il sushi fosse una cosa preparabile esclusivamente da esperti, punto e basta. Di certo non ho mai provato questi localoni da stelle, tacchi e porzioni magnifiche ma mignon: mi accontento del ristorantino a cui sono affezionata. O almeno, mi accontentavo. Fino a quando il sushi non l’ho fatto io. Collezionavo articoli di giornali, scrivevo appunti da trasmissioni in tv, guardavo video sull’arte dell’arrotolamento… Sì, la preparazione psicologica è stata potente. Per un certo periodo poi ho pure covato l’idea di un corso specifico. Poi è stata la volta del “oddio e se mi danno pesce avariato? Faccio il sushi e muoio?”. Poi ho comprato il tappetino per arrotolare per puro caso. E l’idea di farlo è diventata concreta un sabato in cui sapevo che il mio uomo avrebbe cenato da me e la sua settimana pesante non richiedeva altro che il sushi. Mi sono detta: FACCIAMOLO. Prima l’ho fatto nella mia mente, poi con le mani profane da non-giapponese e non-istruita. E a lui non l’ho detto. E’ arrivato trafelato, quella sera, e stanco fisso. In tavola c’era questo piatto, monogusto per carità, ma sempre sushi. Gli è spuntato un sorrisone. “Matta, sei andata a comprare tutto questo sushi! Dove sei andata stavolta?” “Ah, ho cambiato posto…” Si siede, ne piglia uno, infila in bocca. Chiude gli occhi e fa esattamente questo verso: “MMMMmmmmmhhhhh!”. Mi sono seduta vicino a lui, con un sorriso da Stregatto. “Allora com’è?” Mi ha risposto facendomi il segno dell’ok, la bocca piena e gli occhi in quella che mi sembrava soddisfazione-da-sushi-nell’hangar. Dopo un minuto gliel’ho detto, che l’avevo fatto io. Come tutta risposta si è alzato dalla sedia, mi ha fatta alzare e mi ha abbracciata stretta. La mia ansia da fa-che-sia-buono-ti-prego è svanita del tutto. Mi ha fatto i complimenti e mi ha chiesto come avevo fatto, e la soddisfazione da primo sushi è stata ENORME. Sicuramente più dell’impulso malsano di andare ad aprirgli la porta con le mollette attaccate agli occhi per dargli un indizio facendo la scema. Allora, il sushi sarà un affare da esperti ma con le dovute cautele è fattibilissimo anche a casa. E viene fuori davvero buono! La spesa è minima: per il mio(2 persone, 25 pezzi) ho speso in totale 7 o 8 euro. Nota very important: il pesce fresco compratelo dal pescivendolo di fiducia e SPECIFICATE che vi serve per fare il sushi(ho speso 4 euro per il mio pezzo di salmone). Aceto di riso: lo trovate nel reparto etnico del super o nelle botteghe etniche(il mio caso; costa 1,50 euro). Alga nori: al super o alla bottega etnica(mooolto più economica!). Riso da sushi: io ho usato l’Originario, in vendita in tutti i comuni super. Sempre per il riso: quando lo toglierete dal fuoco, dalla casseruola, mettetelo in una ciotola di plastica o legno(come fanno i veri Japanese) ma MAI di metallo. Per arrotolare il sushi al meglio: beccatevi questo video!! Last but not least: non vi piace il pesce? Mi fa piacere che siate arrivati fino a questo punto della storia, quindi mi sembra giusto dirvi, sapendo che lo saprete già, che il sushi si può fare con qualsiasi cosa. Verdure grattuggiate, philadelphia, tofu, insalata.. sbizzarritevi se non vi fidate col pesce fresco e pensate che il vostro pescivendolo sia un delinquente! Per la conservazione: io l’ho fatto verso le 2 del pomeriggio e l’ho servito alle 20.30 di sera. L’ho tenuto in frigo ma l’ho servito dopo averlo tirato fuori 20 minuti prima. Dicono comunque che dopo averlo fatto debba riposare un paio d’ore.. o forse è solo un invito a prendervi del tempo per voi prima che arrivino gli ospiti! E detto questo… basta! Fidatevi delle vostre capacità e per una volta provate a farvi il sushi! Siamo nell’era del DIY, right? So Do It Yourself! E se vi gasa ancora di più mettetevi le mollette agli angoli degli occhi! Ps. Il mio sushi non presenta traccia di wasabi come invece alcuni altri sì: ho provato CON, ma.. posso dirlo? Io non apprezzo affatto! INGREDIENTI per 25 pezzi di sushi (futomaki e uramaki) 125 gr riso Originario o riso per sushi 6 cucchiaini di aceto di riso + altro per bagnarvi le mani 4 cucchiaini di zucchero ½ cucchiaino di sale 110 gr acqua Per arrotolare: 2 fogli di alga nori Semi di sesamo bianchi Semi di sesamo o papavero neri 1 trancio di salmone scongelato(attenzione! SPECIFICATE a chi ve lo vende che è per il sushi) ½ avocado PROCEDIMENTO 1. Molto importante: risciacquate il riso mettendolo in un colino e ponendolo sotto al getto continuo di acqua fredda. Tenetelo così per 3-4 minuti e passateci le dita mentre l’acqua scorre. Smettete di risciacquare quando l’acqua di scolo sarà limpidissima. 2. In una casseruola a fondo spesso mettete il riso e l’acqua: l'acqua dovrà essere appena due dita sopra il livello del riso. Accendete il fuoco a fiamma medio-alta, mettete un coperchio e portate a bollore, mescolando di tanto in tanto con un cucchiaio di legno: appena inizia a bollire abbassate al minimo(mantenendo il bollore), non mescolate più, rimetteteci il coperchio e cuocete dai 10 ai 15 minuti. Spegnete quando l’acqua si sarà assorbita tutta. 3. Levate la pentola dal fuoco e fate riposare sempre col coperchio per 10 minuti. 4. Nel frattempo in un pentolino posto su fuoco basso fate sciogliere lo zucchero ed il sale nell’aceto di riso, mescolando spesso. Se volete il condimento più dolce o più acidulo assaggiate ed aggiungete in base ai vostri gusti. 5. Trasferite il riso dalla casseruola ad un contenitore di platica: raschiatelo via con il cucchiaio di legno ma non raschiate troppo il fondo che probabilmente si sarà attaccato. La regola giapponese dice: se non vuole venire lascialo là. Condite il riso con la miscela di aceto sale e zucchero, mescolate e metteteci sopra uno strofinaccio umido. Il riso non deve seccarsi. 6. Preparate ora il salmone e l’avocado. Tagliateli a fettine fine con un coltello affilato. 7. Per i FUTOMAKI: Disponete l’alga sul tappetino rivestito di pellicola(così non si sporca e lo potrete riusare senza la rottura di lavarlo). Bagnatevi le mani in acqua e aceto di riso ogni volta che toccherete il riso. Mette sopra all’alga abbastanza riso da ricoprirla tutta(senza fare uno strato troppo spesso), lasciando una striscia libera sul lato verso l’alto. Disponete le fettine di salmone e avocado in una riga composta, da sinistra verso destra. Arrotolate con movimenti delicati ma decisi. 8. Per gli URAMAKI: Disponete l’alga sul tappetino rivestito di pellicola. Mettete sull’alga abbastanza riso da ricoprirla tutta(senza fare uno strato troppo spesso), lasciando una striscia libera sul lato verso l’alto. Ora cospargete il riso di semi di sesamo e papavero(oppure sesamo bianco e nero)e fate una leggera pressione frapponendo un foglietto di carta da forno per far sì che non vi si appiccichi nulla sulle mani. A questo punto rimuovete il foglietto, prendete l’alga e con un movimento deciso ribaltatela sul tappetino su cui poggia: la parte col riso dovrà andare a contatto con il tappetino rivestito. Mettete ora i vostri ingredienti in una riga composta, senza lasciare buchi tra loro, e arrotolate. 9. Tagliate ora le vostre porzioni di sushi mantenendo lo stesso spessore. Inumidite la lama del coltello nell’acqua e aceto in continuazione. Servite accompagnato da salsa di soia e wasabi, dopo aver fatto riposare in frigo coperto da pellicola per un paio d’ore. |
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