L'estate è arrivata e con lei anche il mio compleanno. Devo modificare le indicazioni sulla mia piccola biografia, ora gli anni sono 26 ed i capelli bianchi sono diventati di poco più numerosi. Mi devo solo decidere ad iniziare col processo di colorazione, ma prima vorrei restare autentica (e leggermente striata, just call me Zebra) ancora per qualche tempo. O almeno fino a quando non mi guarderò allo specchio e capirò che è tempo di decidersi davvero. Che feste ho fatto per il mio compleanno? In tanti me l'han chiesto ed io sono stata proprio sincera: niente in stile Diane Khoury, quest'anno il giorno di festa è stato lavorativo fino alle 22.30 di sera e il weekend successivo ho festeggiato insieme alla mia famiglia con pizza, club sandwich, tramezzini.. insomma tutto quello che una con i miei orari ed impegni considera festa ora: il non cucinare. Che è, mi son forse snaturata? In realtà sto solo avendo delle difficoltà ad ottenere il sacro dono dell'ubiquità... Quindi ripiego su cose facili durante la settimana e mi concedo qualche acquisto ciccione durante i weekend. Ora è lunedì, vi scrivo dopo la prima giornata lavorativa della settimana (che in ufficio da me di solito è la più indaffarata) ed è tempo di riprendere in mano il blog e tutte le cose lasciate in sospeso (credetemi, they're a lot). Nonostante sia il 4 Luglio e la Caserma Ederle(VI) sia aperta straordinariamente solo in questo giorno al pubblico (aridaje anche quest'anno me la perdo, te pareva) la mia ricetta non rientra nei cliché Americani di quest'oggi. Né nel fatto che oggi sia l'Alice Day - ebbene sì, anche se questo blog ha radici profonde nella storia meravigliosa di Lewis Carroll. Questa ricetta parla di estate, freschezza, semplicità, frutta, verdura... e una chicca nel cuore di Padova. Sono stata da Laura dopo innumerevoli tentativi di incontro, compreso un invito specialissimo ad una giornata dedicata alle foodbloggers proprio quando avevo un inderogabile impegno di lavoro (il mio tempismo è proverbiale). Un posticino un po' lontano da casa mia ma che vale tutti i km fatti: un assortimento così vario e meraviglioso di cibo bio/vegan/healthy sfuso non s'era mai visto! Ecco quindi che è anche scattato il regalo per Angela, la mia amica romana che in quel periodo era proprio tornata in terra Veneta.
Laura è stata proprio gentile: non sapevo cosa prendere per la mia amica e mi ha offerto delle soluzioni perfette. Inutile dirvi quanto carino e coccolo sia il suo negozio: vi invito proprio ad andarci, perché ogni giorno ha nuove chicche da sfoggiare nel grande bancone centrale e idee buonissime e sanissime per qualsiasi tipo di appetito. Una chicca nel quartiere Santa Rita, a ridosso di un bel parco in cui ho pure visto un mega-gatto bianco al guinzaglio e tanti nonnini innamorati a passeggio. Siamo usciti dal negozio con un po' di borsette, Dani dopo aver parlato di sport da uomini con il padre di Laura ed io con un sorriso da orecchio ad orecchio. Ampliatosi poi al primo morso di biscotto. Alla Bottega Sfusa ho fatto una bella spesa: noci di macadamia (per mia sorella, che le ha adorate - Laura sei diventata la mia spacciatrice ufficiale), detersivo bio per la lavastoviglie, fave di cacao (ammetto di non averle trovate molto ghiotte, ma ho il dentino dolce e il loro retrogusto quasi acido non mi ha convinta), biscotti vegan che io e Dani abbiamo spazzolato subito perché super golosi e super energetici, nonché i regali per Angie (una tisana fredda agli agrumi, pepite di cioccolato con cuore di alchechengi, noci di macadamia anche per lei :D). Ed il riso rosso. Senza glutine, antiossidante, ricco di fibre, con un sapore diverso, più intenso. Ho deciso di farne una ricetta unica e speciale, frutta e verdura insieme, un piatto quasi RAW, crudo, che si ispira alla cucina delle isole piene di sole, piene di mani che utilizzano frutta fresca in piatti salati. Ci sono le albicocche, gli spaghetti di zucchine, i semi di sesamo, una confettura di peperoni rossi. Salato con gusto dolce: a me è piaciuto tantotantotanto. Ed anche a Dani. :) Ecco la ricetta... buon lunedì a tutti! INGREDIENTI per 2 persone 2 bicchieri di riso rosso 3 albicocche 2 zucchine freschissime (le mie erano appena state raccolte dal mio orticello) semi di sesamo qb 1 peperone rosso medio 2 cucchiai di zucchero di canna grezzo olio evo sale pepe PROCEDIMENTO Lessare il riso rosso in acqua salata per 35-40 minuti. Tagliare le albicocche a pezzetti piccolissimi, idem per il peperone. In una casseruola unite peperone e zucchero, fate soffriggere per 15 minuti fino a quando tutto sarà morbido. Frullate. Con l'attrezzino apposito ottenete gli spaghetti di zucchine (io non ho il macchinario ma una specie di pelapatate che fa un egregio lavoro). Fate saltare gli spaghetti per un minuto a fuoco vivo con un cucchiaino di olio, sale e pepe. Scolate il riso, passatelo sotto l'acqua fredda. Mettetelo in una boule di vetro, conditelo con le albicocche, gli spaghetti, i semi di sesamo, la confettura di peperoni. Lasciate riposare qualche ora prima di servire. E' buonissimo sia freddo che tiepido, scaldato a bagnomaria.
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Restare lontana dal blog per più di 20 giorni è stato come stare fuori casa da troppo tempo. Come quando stai lontano dal tuo letto e senti proprio il bisogno di ri-abbracciare quella meravigliosa sensazione di protezione e relax estremo. Dovete sapere che in questi giorni sono successe tante, tantissime cose. Prima fra tutte, la gran notizia: il lavoro. Per chi è stato più attento e per chi mi conosce forse la cosa era già risaputa, ma è comunque fresca fresca. Ho trovato un lavoro (che mi piace, il che non è cosa da poco), sono stata in fiera a Bologna per 4 giorni, continuo a gestire la mia attività di maestra al sabato mattina e di insegnante d'inglese per i ragazzi che hanno bisogno di tutoraggio durante le ore libere della settimana (che sono davverodavverodavvero poche), mi destreggio con un altro paio di impegni continuativi e nel frattempo cerco di non andare a letto troppo tardi la sera perché il giorno dopo c'è sempre tanto da fare. A causa di tutti questi impegni e di questo incastro pauroso di orari ho mancato un evento al quale ero stata invitata come foodblogger(m'è scesa la lacrima, #sapevatelo), innumerevoli incontri con altre super lovely ragazze del Web e della vita reale e mancato troppi appuntamenti con la mia cucina. Però un cedro l'ho candito. Chi mi segue in Instagram, a parte il fatto dell'aver notato che le mie ultime foto non rispondono necessariamente ai requisiti dei post da itgirl/influencer/igersconvinta/polliciattaccatialloschermoalldaylong, deve aver notato qualche foto a tema cedro. E se devo essere sincera il cedro è stato l'elemento di ritorno alla lentezza in questi giorni di velocità furiosa. Un dono che, per il secondo anno, ha monopolizzato il termometro da zucchero, una pentola a fondo spesso e la griglia del forno. Sì perché la canditura non è un affare da pochi giorni. Ci vuole pazienza, ma sono qui a dirvi che con un 8-hour job, millemila impegni e una cucina è possibile farlo. La sera. Ed è possibile anche fare qualche foto decente. :) Il cedro, super-bio, arriva dalla pianta della generosissima nonna di Ilaria, che ha voluto dare a me l'unico cedro cresciuto quest'anno. Più piccino di quello dell'anno scorso (che era incredibile per qualsiasi standard) ma dalla scorza polposissima e bella spessa. Perché del cedro si candisce solo la scorza. Anche stavolta la ricetta è quella di kittyskitchen.it ed io ne sono ancora una volta una fedele adepta. Quella che vi riporto è la mia versione rivisitata. Per ottenere un cedro candito alla perfezione dovete contare 10 giorni. Il tempo che vi impiega ogni sera è di mezz'ora al massimo nella fase post bollitura. Prima di spaventarvi, vi prego, aprite bene gli occhi e leggete il procedimento. Vi accorgerete che tra una fase e l'altra ci sono sempre moltissime ore di riposo per voi e per il vostro cedro. La lentezza regna sovrana in questa preparazione, ed io non ve la consiglio per portarvi appresso un dovere ogni sera, ma per coccolare il vostro risultato finale passo dopo passo, con i dovuti tempi. Quelli di una volta, quelli della dolcezza. E della conservazione della Primavera che è ancora indecisa sul da farsi. Noi la mettiamo già in barattolo! INGREDIENTI 1 cedro bio o dei cedri piccoli zucchero semolato in base al peso (si scopre dopo la bollitura) sale grosso qb acqua STRUMENTI termometro da zucchero (o per dolci, meno di 10 Euro su Amazon) pentola a fondo spesso scolapasta griglia del forno (o una gratella, serve per l'asciugatura) PROCEDIMENTO ad ore. Così magari andate meno in panico come me la prima volta. - ORE 20, day 1 Lavare bene il cedro in acqua corrente, usando una spazzola pulita per grattare un po' la scorza ed eliminare residui infausti. Tagliare ora le due calotte del cedro ai lati opposti. Tagliare il cedro in quattro spicchi, asportare la polpa anche con un cucchiaio ma cercando di levare meno alburno (il bianco) possibile. Tagliare il cedro in fettine piuttosto regolari e porle in uno scolapasta, a strati, alternandole con sale grosso abbondante. Serve per levare l'acqua di vegetazione e renderle più sode per la canditura. Lasciatele così per almeno 24 ore. - ORE 20, day 2 Risciacquare accuratamente le fette di cedro. Kitty dice di farlo almeno 12 volte, perché sembra impossibile ma il retrogusto del sale resta impercettibile ma resta. Devo dirvi la verità: io le ho risciacquate 8 volte. Il retrogusto salato (che è minimo davvero) mi piace... Mentre risciacquate mettete sul fuoco una pentola con acqua, abbastanza capiente. Quando bolle tuffatevi le scorze di cedro e, alla ripresa del bollore contate 20 minuti. Alla fine della cottura le scorze dovranno essere trapassabili da uno spillo. Questa operazione toglierà le tracce di sale in eccesso e renderà le scorze morbide. Scolate e bagnate con acqua fredda. Lasciate nello scolapasta (senza sale eh!) per altre 24 ore, prendetevela comoda! - ORE 20, day 3 Pesate le scorze. A ugual peso corrisponde la quantità di zucchero che dovrete usare. Usate la calcolatrice e dividete la cifra a metà: questa è l'acqua di cui avrete bisogno. Unite zucchero e acqua in un pentolino, immergetevi il termometro da zucchero e portate a 110°C per ottenere uno sciroppo. Quando sarà pronte spegnete, attendete 8 minuti e poi versatelo sulla teglia a fondo spesso in cui avrete disposto le fette di cedro con la parte bianca rivolta verso l'alto. Se avete una gratella per fare peso e tenerle sotto sciroppo bene, altrimenti fate come la zia Patrizia che se le inventa tutte. Piazzateci sopra un piatto ribaltato. Restano sotto sì! :D - ORE 20, day 4
Siamo alla seconda fase di canditura. Estraete dalla pentola le fette di cedro, mettete sul fuoco lo sciroppo, portate a 110°C, ri-immergete le fette, ri-usate il piatto o la gratella per tenerle immerse. E siamo a due! - ORE 20, day 5 Stessa cosa del day 4. - ORE 20, day 6 Stessa cosa del day 4. - ORE 20, day 7 Dovremmo ottenere delle fette perfettamente trasparenti. Se non è così eliminate lo sciroppo 'vecchio', rifatene uno di nuovo e immergete le fette nel nuovo sciroppo. Aspettate 24h per verificare se sono davvero pronte. Se invece al day 7 è tutto pronto scolate bene le fette dallo sciroppo, passatele bene nello zucchero semolato e mettetele ad asciugare sulla gratella (o sulla griglia del forno capovolta). In pausa pranzo giratele di lato, fatelo almeno 2 volte al giorno perché si attaccano. - Day 8, 9, 10 In questi giorni rigirate spesso il cedro candito, deve asciugarsi bene. Al giorno dieci le fettine saranno pronte per essere messe in barattoli di vetro ben chiusi. Il cedro candito può essere usato nei dolci, come regalino (voglio dire, na fatica così è un gran regalo), come dessert post-cena o come sfizio dolce quando la giornata proprio non vi passa. Riscoprite la lentezza dei gesti! |
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