PROFUMI ESTIVI PER UN ANTIPASTO FRESCOC'è un argomento che per me è stato doloroso ed ora invece non mi crea problemi al parlarne. Ha a che vedere coi disturbi alimentari e la leggerezza. Questa volta vi racconto di un piatto che è insolito che mi piace. Un piatto che ho ricordato proprio l'altro ieri. E' legato ad un ricordo felice, e sono i momenti felici quelli che ci riportano in asse su noi stessi. Questa volta è tutto un Crudo, Nocipesche, Basilico e Fiocchi. Lo stomaco è sempre stato il mio centro. Quello che ha sempre catalizzato e reso fisiche le mie emozioni. Lo sento contrarsi quando mi arrabbio o sono spaventata, distendersi quando finalmente dopo un momento di tensione ci penso seriamente e mi dico che va tutto bene. Mi toglie il respiro quando ho molta paura e me lo toglie pure quando mi capita qualcosa di molto bello e fa un guizzo che so riconoscere bene. E’ una parte molto sensibile di me. Lo è da quando il cibo, anni fa, è diventato un problema a seguito di eventi e coincidenze che mi hanno rivoluzionato letteralmente la vita. Tutto quel che provavo, tutto, veniva somatizzato e urlato dal mio stomaco. Così ho imparato ad ascoltarlo, lui e la collega pancia, per conoscermi un pochino meglio. Non è stato semplice. Ve l’ho detto lì sopra e ve lo esplicito: quando si attraversa un periodo di disturbi alimentari la cosa non è mai semplice. Non lo è per chi li ha e per la famiglia e le persone che stanno accanto al malato, perché un disturbo alimentare è purtroppo una malattia. In questi giorni sto ripensando spesso a quel che mi è capitato e a com’è stato quel periodo. Una persona che conosco sta seguendo un percorso di recupero che è davvero molto più pesante di quello che avevo intrapreso io all’epoca: la sua situazione è ben più grave. Ho avuto la fortuna di uscirne relativamente in fretta (e non parliamo di due mesi, sia chiaro), ma posso assicurarvi che la mole di dolore che si attiva con un disturbo alimentare è enorme. C’è una foresta di mostri da domare, ci sono delle convinzioni da mutare, ci sono molte cose da accettare, in primis questo corpo che ospita le nostre emozioni incontrollate. E tutto, tutto, sembra troppo grande e insormontabile. Mi capita poco spesso di raccontare alle persone di quel periodo così nero della mia vita, in cui passavo il mio tempo a resistere sempre di più, ad arrivare ad un massimo di 5 biscotti al giorno e null’altro, solo per sentirmi leggera e lasciar andare i macigni che mi sentivo dentro. Perché alla fine è quello che vogliamo essere: leggeri, con tanto spazio dentro per respirare meglio, per essere la poesia che vogliamo tanto diventare. Io volevo essere più leggera possibile. La notte sognavo di volare. Poi ho capito, piano piano le ferite hanno iniziato a lasciar uscire il dolore e a far entrare l’accettazione. Ho trovato amiche ad aspettarmi con la mano tesa appena fuori le foreste di dolore e mi sono lasciata abbracciare ed amare di nuovo, dopo lungo tempo passato a restare a distanza, piena di paure e fobie mie. Il mio stomaco la dice lunga su di me, e ho un battibecco continuo con lui perché è molto sensibile e spesso non mi lascia in pace, reduce da quei momenti duri di crisi che l'hanno cambiato tanto. E’ il primo indicatore che mi dice “Tesoro, qualcosa non va”. Il cibo, per me, ha un valore diverso. L’ho odiato a morte e sono tornata ad amarlo, per questo i profumi e i sapori hanno un valore doppiamente importante, credo. Da quasi due mesi soffro di colite ed io ed i pasti ci guardiamo un po’ con le orecchie drizzate ogni volta che dobbiamo avvicinarci l’uno all’altra. E’ anche per questo che in cucina non sto sperimentando granché. Ve l’ho mai detto che ogni volta che vado al ristorante sono un po’ in ansia? C’è una piccola parte di me, quella che ricorda il passato, che teme da morire le grandi porzioni, il non riuscire a finire e ad assaggiare più cose, l’avanzare, perché mi riempio subito e la cosa è imbarazzante. Il tutto si riassume in questo: io amo le piccole cose. Mi permettono di sentire bene. In tutti i sensi. E sì, non sono esattamente la tipica foodblogger che mangia TANTO. Assaggio tutto, ma non mangio tanto. Appena raggiunto il livello stop, non si va oltre. Conoscersi è la prima chiave per stare bene. Solo che il processo è un po’ tanto complicato, a volte. Torniamo a noi. Nel mio apprezzare i piatti leggeri ho ricordato un antipasto che avevo proposto ad un compleanno (a tema bruschetta party). Nocipesche grigliate, crudo di qualità, basilico fresco, un latticino morbido. Quella volta avevo scelto mozzarelle del caseificio accanto a casa (burro praticamente). Una seconda volta la stracciatella (vincente). Stavolta al super avevo una sola alternativa: fiocchi di latte. E così è andata! L’accostamento è particolare, ma molto amabile. E poi stupisce. Perché non provarlo? Vi racconto come fare. Poi se vi va attendo le vostre reazioni al discorso lì sopra su Instagram o su Facebook, if you want to share something with me (via messaggio se preferite). Per ogni persona: Ungere una padella di ghisa rigata con poco olio, scaldarla bene sul fuoco. Adagiarvi le fettine di nocipesca (soda, mi raccomando). Grigliarle circa 3/4 minuti sul primo lato e 2 sul secondo. Servire fresche con crudo (scegliete quello buono, deve esserlo!), foglioline di basilico fresco per ogni boccone, stracciatella/mozzarella/fiocchi di latte a scelta. Per ogni persona io uso circa metà nocipesca, 3 fette di crudo, basilico qb e per il latticino in abbinamento dipende da dimensioni/tipologia. Comments are closed.
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