Sono passati ormai dieci giorni dalla fine dell'evento che ha mobilitato gran parte dell'Italia, i turisti esteri e le scolaresche nella scoperta del cibo e del mondo in suolo Milanese. 21,5 milioni di persone hanno transitato nel sito della manifestazione, tutti a fondersi i piedi per il tanto camminare su Cardo e Decumano.
Come ben sapete ho fatto parte (e questo si estende a: tutt'ora!) del grande ricettario online Expo World Recipes, in cui ho costruito il mio spazietto virtuale ed inserito le mie ricette. Lo staff ha provveduto a calcolare valori nutrizionali e impatto ambientale di ogni ricetta, e quelle infografiche diventeranno parte integrante di queste pagine non appena avrò un attimo di tempo in più per smanettare con calma. Lo staff se è per quello m'ha fatta anche incacchiare, perché venirmi a dire che la foto del Risotto alle Fragole non era adatta (quando all'epoca era la mia preferita!) e rifiutare di accettare quindi anche la ricetta mi ha fatto seriamente dubitare dei criteri di scelta per le ricette sottoposte da tutto sto marasma di foodblogger e aziende (tipo il Grana Padano c'avrà seimila ricette). Tant'è. Poi comunque sono andata a visitarlo, questo EXPO, come vi ho largamente raccontato nella PARTE 1, nella PARTE 2 e pure nello speciale sul CIBO. Memorabile la zuppa di noodles con manzo piccantissimevolmente impossibile alle 4 di un pomeriggio infernale. Ripensandoci però direi che visitare EXPO in Agosto è stato ottimo nonostante la calura incredibbbile: ho sentito di persone che in una sola giornata, nel mese di Settembre, hanno potuto vedere massimo 3 padiglioni. Troppe file, troppa gente, troppo tutto. Morale della favola: fiuuuuu. E per voi che avete subito quest'esperienza nel periodo più nefasto: vi sono vicina. By the way parliamo di cifre e dati, dai. Ho scoperto un po' di record, incrociati qua e là sul Web (fonte A, fonte B): 1. il record della pizza più lunga del mondo con 1595,95 metri di pizza che occupava tutto il Decumano; 2. 25.000 peperoncini calabresi intrecciati lì, del peso complessivo di 200 kg: hanno formato una collana lunga 308 metri; 3. la baguette più lunga del mondo: 122,4 metri di pane francese; 4. il panino DOP più lungo del mondo realizzato con la più grande pagnotta di Altamura mai sfornata prima: pesava 1,5 quintali ed era lungo 3 metri. E’ stato farcito con tutti i migliori salumi DOP (dal prosciutto crudo di Parma e San Daniele al culatello di Zibello, la salsiccia di Calabria e il salame di Cinta senese DOP); 5. oltre 300 visite istituzionali; 6. l'arrivo in Italia della carne di coccodrillo e di zebra, e pure dei vermi che dicevano si potessero magnà (e invece no, ecco); non dimentichiamo la presenza del porceddu sardo, che per virus strambi non era più potuto uscire dai confini della Sardegna da tantissimo tempo; 7. il padiglione più caro da costruire: Emirati Arabi Uniti (quello da 5 ore di coda - ciao belli!) = 20 milioni di Euro. Ci sarebbe anche la classifica dei padiglioni più gettonati: Giappone, Italia, Germania, Kazakistan, Emirati Arabi, Brasile, Austria, Indonesia, Kuwait. Sì, bè, insomma, quasi tutti quelli che io ho saltato a piè pari per vedere altri padigioni (sono sicura ugualmente belli). Ho ancora un po' di domande sull'Expo, ma resteranno senza risposta perché ormai è tutto finito e non abito a Milano, ma quella che mi rode ancora è: ma come diavolo hanno fatto a tenere lontane le persone da quei chilometri/metri/centimetri di mega pizza, panino o che-so-io in the making??!! No perché o avevate una fila di volontari che si tenevano per mano per evitare i furboni con la panza lunga oppure erano tutti in dieta quel giorno, lì. Detto questo... finito tutto, baracca e burattini (come si dice qui). Sicuramente dev'essere desolante vedere l'Expo che si sgretola sotto le mani di operai veloci e aziende che ritirano tutto il ritirabile. L'Albero della Vita.. se ne va pure lui, e francamente mi dispiace un po' perché dopotutto EXPO promuoveva la cultura e la cultura è sempre una cosa magnifica da promuovere. Io resto sempre dell'idea che è la bellezza quella che salverà il mondo, ma non la bellezza patinata delle Instagramers con la bocca a papera e la posa ammiccante dei selfie, no eh, la bellezza delle persone che s'incontrano e vedono, si meravigliano, imparano, capiscono. Questo è la mia conclusione di EXPO 2015. We had great fun, we loved it, we lived it.
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Ieri sera ho avuto il piacere di avere come ospite a cena Laura, che qui nel Growling avete già sentito nominare al tempo delle mie gite estive a Venezia con dettagli foodie :)
In questo periodo dell'anno in cui tutto è parecchio un caos sono riuscita finalmente ad organizzarmi per farle conoscere la mia famiglia e la mia cucina, perché per un buffissimo scherzo della serie il-mondo-è-minuscolo ho scoperto che per lavoro (precario e temporaneo come il mio, perché in fondo siamo tutte nella stessa barca della sfiga) si è trasferita in casa di conoscenti proprio a due minuti dal mio portone. Come potevo quindi non invitarla? Laura è veramente una persona adorabile che tra l'altro stimo anche tanto, perché ha vissuto per due anni in Inghilterra, proprio lavorando nel mondo del catering (toooosto, we all know it). Laura, tra tutti i pregi, ha pure quello di seguire una dieta molto molto sana. Infatti è vegetariana. Accetta anche il pesce, perché dopotutto lei lo fa per la salute e assolutamente con naturalità, ma date le sue scelte e data la dieta in corso in casa Growling mi è parsa un'occasione ottima per proporre una cena veg al 100%. Con buona pace del boss, che voleva sì mangiare vegetariano ma polenta, funghi freschi di raccolta e formaggi delle nostre zone. Per la cronaca: lui lo accontentiamo stasera. Il menu veg invece era così strutturato:
La serata è stata davvero molto piacevole, come è molto piacevole quando ti trovi bene a chiacchierare con qualcuno ed il tempo passa velocissimo. Avevamo così tanto di cui aggiornarci che mentre preparavo le polpette avremo mollato e ripreso lo stesso argomento (uno dei mille) per almeno tre o quattro volte. E' bello organizzare qualcosa di tranquillo anche 'infrasettimanalmente': aiuta a progettare, barcamenarsi il tempo al meglio, impegnarsi e rilassarsi. A proposito di impegno: alle undici della sera prima, mentre stufavo il radicchio (uno dei primi della stagione), sono stata colta dall'ennesimo tocco d'Autunno che mi ha confortato questo periodo full: il profumo del primo radicchio di Treviso, dopo tanto tempo.... Non so voi, ma sono anche i profumi le cose che muovono il mio mondo. Ciance, ciancissime! Ecco la ricetta, sì. Facilissima, mia mia personale eh, che non ho guardato libri o siti o nonne. Ve la racconto stavolta, niente liste. Accendete il forno per qualcuno che vi fa piacere invitare: è tempo di radicchio trevigiano quaggiù.... LE POLPETTE AL RADICCHIO DI TREVISO: per 5 / 6 persone Fate stufare 2 cespi di trevigiana in cipolla di Tropea tritata (qb) e olio extravergine. Cuocete per circa dieci minuti, i primi cinque a coperchio chiuso con poca acqua se necessario. Mescolate spesso. A cottura ultimata salate, trasferite in una ciotola di vetro e lasciate raffreddare (io l'ho fatto la sera prima). Riprendete il radicchio, scolate dall'acqua che si è formata in eccesso. Aggiungete 2 cucchiai di ricotta, 1 uovo, una bella spolverata di maggiorana, una di noce moscata, sale e pepe, 5/6 cucchiai di pangrattato(o insomma, dipende da voi). Dovrà rassodarsi un po', ma non troppo. Fate riposare in frigo mezz'oretta, bagnatevi le mani e fate delle palline della stessa dimensione con il composto di radicchio. Passate nel pangrattato, mettete su una placca da forno rivestita di carta frono. Girata di olio e via, 190°C statico o ventilato per 20 minuti. Servire calde. E.. bè, con la polenta ed i funghi non sono male, nel caso vogliate variare dal menù :D In quest'autunno che esplode di colori meravigliosi torna l'importanza di fare comunità: una cosa d'altri tempi per tanti, una cosa naturale per chi vive intorno a me. Esistono ancora le realtà di persone che donano ciò che hanno in più, scambiano favori o si offrono di reperire materie difficilmente raggiungibili. Questi muffins derivano direttamente da un dono, anzi due. Due doni: uno da 5 kg, l'altro di almeno 7. Sto parlando di zucche, le zucche di Chiara. Ne aveva troppe a casa, ed ha chiesto chi le volesse. Su la mano! E così in casa mia hanno fatto capolino queste due meraviglie con la polpa buonissima, e sono state trasformate in vellutate, zuppe, torte, sono state stoccate a cubetti nel congelatore ed ancora non avevano esaurito la loro portata zuccosa, tanto era la quantità di polpa da usare. Ne ho ancora mezza da usare, fresca. Non vi dico che sapore.
Immensa fortuna la mia, ed immensa generosità quella di Chiara. Dall'elenco di mille cose da fare con tutta questa materia arancione sono usciti i Muffins Speziati, la prima ricetta alla zucca che posto in questo blog. E Daniele, che vi giuro ogni volta che sente la parola 'zucca' storce il naso, ha apprezzato molto queste bombette sofficissimissime. E pure la sua famiglia. Quando le ho sfornate non sapevo se trasformarle in cupcakes, magari con un bel nido di caramello e noci pecan in bricioline caramellate.. ma vi garantisco che il gusto dei muffin non ha alcun bisogno di supporto. L'abbraccio di zucca e spezie è avvolgente e vellutato. Perfetto per l'ora del tè. O per una pausa a lavoro (la mia nei prossimi giorni ;D). Vi invito quindi a continuare a rifornirvi di zucche perché oltre che a fare un gran bene sono versatili, divertenti da scavare e molto, molto, molto lontane dal loro esclusivo uso attorno al giorno di Halloween (che è appena passato). Ora sto aspettando le mele dal Trentino di Ivan. Fare comunità. Importante davvero! Ah, happy World Vegan Day :) Manco a farla apposta questa ricetta diventa vegana se sostituite le 2 uova con 1 banana matura schiacciata! INGREDIENTI 210 gr farina 0 + 1 cucchiaio eventuale 1 cucchiaino bicarbonato 1 cucchiaino lievito per dolci 1 cucchiaino cannella 1/2 cucchiaino di noce moscata 1/2 cucchiaino di polvere di chiodi di garofano un pizzico di sale 6 cucchiai di purea di zucca [*] 110 gr zucchero semolato 90 gr zucchero di canna grezzo 120 ml di olio 2 uova PROCEDIMENTO Unire in una ciotola tutti gli ingredienti secchi: la farina, lievito, bicarbonato, le spezie, il sale. In un'altra ciotola (di vetro) mettere la purea di zucca e iniziare a mescolare con un frullino a bassa velocità. Aggiungere, nell'ordine: lo zucchero di canna e semolato, l'olio (a filo); le uova (una alla volta). Infine aggiungere a più riprese gli ingredienti secchi, ovvero la farina & company. Se il composto vi sembra troppo molle aggiungete il cucchiaio in più, ma attenzione ad assaggiare l'impasto: se ha un retrogusto forte di farina non va bene! Riempire i pirottini per 3/4 posizionati sulla teglia da muffins, e infornare a 180°C per 20 minuti. Fare la prova dello stuzzicadenti prima di estrarre dal forno. Il trucco in più: dopo aver tolto la teglia dal forno aspettate cinque minuti e poi trasferite i muffins su una gratella. Servirà a mantenere la loro giusta consistenza! LA PUREA DI ZUCCA Ho tagliato a dadini circa 400 gr di zucca pulita dalla buccia, dai semi e dai filamenti. L'ho tuffata in acqua bollente e cotta per meno di 10 minuti. Scolata ben bene dall'acqua (pressandola un po'), l'ho poi ridotta in purea con i rebbi di una forchetta e l'ho lasciata raffreddare. |
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