Della Pavlova se ne parla in ogni dove. Meringa, panna, frutta. Easy, no? In realtà la faccenda è più complessa. E non sto parlando dell’epica disputa tra Australia e Nuova Zelanda, che si contendono la paternità dell’invenzione dolciaria, ma di tutta la storia che ci sta dietro. Probabilmente saprete anche che la Pavlova si chiama Pavlova perché era proprio lei, una ballerina russa, la musa dell’invenzione dolce. Di solito le storie si fermano qua e terminano con un bel “MMMMMHHH!” all’assaggio. Ma io protesto! C’è di più sotto, molto di più. Anna Pavlovna Pavlova -dove Pavlovna sta per il patronimico- era una ballerina russa vissuta nei primi anni del Novecento (born in 1881). Di umilissime origini, stregata dal balletto, fece di tutto per entrare nell’accademia imperiale di danza, tempio dell'arte tersicorea. E fu un successo. Dopo essersi affermata per bravura colse l’occasione e iniziò a girare per l’Europa, sempre più conosciuta, apprezzata ed invitata nei teatri più famosi. Visse la maggior parte della sua vita tra treni e valige, acclamata, amata, riconosciuta ovunque non per la forza dei suoi salti ma per la delicatezza decadente dei suoi movimenti (qui un video). Anna Pavlova fu la prima ballerina al mondo a diventare testimonial della danza internazionale ed in continua tournée: mai nessuna prima di lei si era spinta così in là, tra i confini delle Nazioni, per un periodo così prolungato – una vita intera. Era una donna forte e delicatissima. Nella sua villa inglese un giardino con stagno ospitava cigni diventati domestici (quello in foto è Jack). Si dice le obbedissero come gatti. Morì di polmonite nel 1931, a ridosso di uno spettacolo parigino in cui avrebbe dovuto essere Odette ne Il Lago dei Cigni. Pochi istanti prima di morire le sue ultime parole furono: “Preparate il mio costume di scena”. Il Lago dei Cigni andò in scena, ma alla celebre musica della morte del cigno il sipario si aprì su un palco vuoto, buio. Una sola luce di riflettore, seguendo la musica, cercava sul palco un cigno che non c’era più. Ad Anna è dedicato questo dolce meraviglioso, in vista di una visita in Nuova Zelanda. Fresco, dalla consistenza sorprendente: meringa solida fuori e consistenza interna di panna, perché anche la meringa resta morbida, dentro. Quasi una mousse. Non stucchevole, non eccessiva. Un bilanciamento perfetto, come una ballerina sulle punte. Credo sia il dolce più bello che io abbia mai prodotto. E credo sia il modo perfetto per onorare la carriera di una grande artista, vissuta in una nuvola di tulle, cigni e fatica incredibile per restare nella storia non solo nelle biografie ma anche nella cucina di tutti quelli che fanno il suo nome, magari anche senza sapere tutto quel che di grande e meraviglioso c’è dietro alle quinte. Dopo dieci anni di danza non potevo non raccontarvi questa storia, proprio no. A voi la Pavlova della Pavlova, perché è sua in tutto e per tutto. Ed innamorarsene è semplice come fare un plié. INGREDIENTI 6 albumi 280 gr zucchero semolato fine 1 cucchiaino di aceto 300 ml panna fresca (io ho usato quella vegetale, già zuccherata – se non l’avete unite 2 cucchiai di zucchero a velo alla vostra panna fresca normale) vanilina o mezza bacca di vaniglia (i semini) fragole qb mirtilli qb foglioline di menta viole (sono commestibili, a patto che siano coltivate senza pesticidi nel vostro orticello) PROCEDIMENTO Con il frullino montate gli albumi aggiungendo poco zucchero alla volta. Continuate per circa 6-7 minuti, non meno. Aggiungete, nel frattempo, l’aceto. Dividete la meringa a metà e ponetela su una placca foderata di carta forno: ogni disco di meringa dovrà avere un diametro di circa 20 cm. Infornate in forno preriscaldato a 160°C per 55-60 minuti. Estraete e lasciate raffreddare. Montate la panna fredda con la vanilina fino a che non sarà bella soda. Componete il dolce: adagiate su un’alzatina il primo disco di meringa, spalmate della panna e guarnite con dei pezzettoni di fragola, coprite con il secondo disco e fate una leggerissima pressione. Completate con la restante panna ed i restanti frutti di bosco. Guarnite con menta e viole, se vi aggradano. Tenete in frigo fino a 10 minuti prima dalla consumazione. Si conserva non più di 48h. Dopo l’assemblaggio consumare entro 3-4 ore.
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