Vi siete mai chiesti, cari lettori, come sia davvero essere una foodblogger o, perlomeno, una vera blogger? Questa è la domanda che mi è stata posta di più quest'estate, quando ho incontrato persone che non vedevo da moltissimo ma che sapevano dell'esistenza della mia identità Web. Al riparo dall'imbarazzo con risposte abbastanza pronte, mi sono ritrovata a rifletterci veramente nell'ultimo mese. Ormai sono una blogger da quattro anni e mezzo (metà qui e metà in un altro blog precedente a questo). E' ora di raccontarvi un po' di verità! E' dovere premettere che le mie parole sono rivolte alla mia 'portata' di competenza. Non sono una super foodblogger di quelle che vengono invitate a tutti gli eventi più in e che addirittura pranzano con Gualtiero Marchesi. Neanche lontanamente. E per ora va bene così. Ho il mio piccolo mondo, che cerco di mantenere il più curato possibile. E vi assicuro che non è così semplice come sembra. Quindi quando sento qualche conoscente dire "Ma sì, potrei aprire un blog!", le antenne mi si rizzano un po' di più. Giusto per darvi un po' di dati pratici: quanto direste ci voglia a postare un articolo completo di foto, link, dati corretti e... personalità? Un'oretta? Al corso di marketing che ho fatto un paio d'anni fa la docente stimava che per un ottimo lavoro ci volessero circa 5 ore. Greta, di G for Grace... non vi dico neanche quanto impazzisce quando fa un post con tutti gli ultimi trend di stagione - e quindi link a manetta e foto a non finire di siti e siti e siti confrontati tra loro. Ma diciamocelo, il risultato di un bel post, bè, lo conosciamo tutti. Un post che possa essere ricordato almeno un pochino dai nostri lettori, intendo, non è affatto un lavoro semplice. Parlo per me quando dico che un post non è mai senza cuore. C'è uno studio profondo dietro. Mi pongo un sacco di domande, partendo dalla SEMBRA BANALE "Quale ricetta posso provare per il blog?" e arrivando alla finale "A che ora pubblico?". Di mezzo ci sono una marea di quesiti, ma soprattutto per me vale moltissimo il chiedermi se quel post racconti davvero qualcosa o sia solo vuoto, un post di dovere per la puntualità dell'uscita settimanale. Ci sono tre transatlantici di ipotesi, coincidenze e dati che noi blogger consideriamo ogni volta che è ora di pubblicare un post. Vi assicuro che non è facile essere ben organizzati. Cristina Papini di Galline Padovane vi può insegnare tutto ciò di cui avete bisogno: metodo, puntualità e precisione nello stilare il calendario editoriale (che vi serve per organizzarvi anche la vita offline praticamente)... a meno che poi non siate un po' cialtroni come me. Perdersi è un attimo. Gli imprevisti, avete presente? E di chi è la colpa poi? E' questo il punto. Proprio di quell'offline. Perché chi ha un blog ed una normale vita lavorativa non ha vita facile. E' questa la verità. Il blog è l'isola creativa alla fine della giornata (una o al massimo due volte la settimana, di più non ce la si fa a meno che non si passino le notti insonni - che poi perdere il lavoro è un soffio e le bollette le paga Babbo Natale). E' la cosa leggera dalla quale la testa fatica a staccare. E' la cosa per cui si trovano spunti ovunque, anche quando si corre sotto la pioggia da un impegno all'altro. E' una cosa tecnica. E poi di cuore, di pancia. Sapeste quanti algoritmi, regole del Web, papiri sulla SEO, consigli scambiati tra amiche blogger... Un blog però è anche motivo di attrito nella vita offline, ogni tanto. Cosa direbbe il vostro compagno se passaste ogni sera al pc, davanti al tablet, con gli occhi rivolti a uno schermo, quando le uniche ore di vicinanza fisica disponibili sono proprio quelle? Il blog è un affare delicato: è un bimbo da accudire ma da far rientrare entro certi tempi di tolleranza. Viviamo offline e online, il giusto equilibrio è un affare complicato. Bisogna saperci dedicare più tempo possibile ma anche dire basta quando bisogna. Guardate me. Non posso sempre pensare alle nuove ricette da provare, altrimenti in ufficio risponderei al telefono ogni volta con un alimento diverso. "Broccoli all'arancia, buongiorno". Ho visto blog nascere e morire, seguo blogger storiche che anni orsono hanno scritto articoli che ancora ricordo, scopro nuovi blogger (di food e non) ogniqualvolta il Web mi permette di navigare un po' a caso solo per la gioia della novità. Sono quattro anni e mezzo(con qualche intervallo) che cucino per il blog, che fotografo per il blog, che scrivo per il blog, che pianifico per il blog. E che vivo la mia vita offline. Ho fatto corsi di fotografia, di marketing, di seo, di smm, webinar, ricerche varie e scoperte del secolo. Alla fine la cosa che ti serve, con un blog, è il tempo. Il cuore. La voglia di scrivere, perché secondo me devi esserci portato. La santa, santissima pazienza. Devi essere circondato da persone che ti perdonano se passi due ore a scrivere anziché a guardare una serie di anime in tv (ogni riferimento è puramente casuale). Cosa significa essere una foodblogger? E' complicato. Anche quando, da invitata, tutti ti guardano un po' strano perché pensano che tu sia l'esperta e la criticona. Sapeste quante cose non so e devo ancora imparare! La foodblogger è quella che pensa al cibo forever e si becca i cazziatoni perché fa foto ad ogni bel piatto che le capita davanti e non mangia mai caldo. E' la maniaca delle tavole imbandite che sembrano favole ricche di storia. Ed è anche quella che dopo lo spignatto (e il food styling, e le mille foto, e le decorazioni) si tira su le maniche, riordina e lava i piatti. Ah, prima ovviamente manomette finalmente la perfezione del piatto preparato e mangia. Vi ho spaventati? E' questo quel che sono. E' questo quel che siamo. Incasinati assai, ma profondamente appassionati della tematica che abbiamo scelto di trattare nel nostro spazio online. Che poi anche per quello non vi dico che paturnie, ma ve lo racconto un'altra volta. Diffidate da chi vi convince del fatto che avere un blog sia una passeggiata che non richiede tempo. Un blog, se ci tieni, richiede moltissimo. Il guadagno? Forse arriva dopo anni e anni e anni di gavetta. Forse. Perché questo non lo so ancora. Ma anche lì si parla di compromessi pesanti, a volte. Io sono innamorata del mio Growling. Vi volevo far capire quanto ci sia davvero dietro ad un articolo che mediamente viene letto in 1,45 minuti. Quanto lavoro ma anche quanto entusiasmo e quanta storia. Spero di non avervi annoiati. Ma se tutte ste cose le dicevo a chi quest'estate mi chiedeva com'è davvero avere un blog mi ci volevano due ore per raccontarlo! Ps. Sapete quanto ci ho messo a scrivere questo post? Un'ora e 15 minuti. Il punto è che ci ho messo un mese per pensarlo. Grazie, a tutti voi che mi leggete.
4 Comments
Patty, oltre ad essere una cara amica, sei una delle mie colleghe preferite! Leggendo il post ho sorriso ricordando i nostri discorsi in merito.. e pensavo a quando, in tante occasioni, abbiamo lottato per affermare la nostra identità.. di blogger, di fidanzate, di donne.. e quindi avanti tutta amica, perché la passione e la determinazione abbattono ogni ostacolo..anche quello di chi ti vuole distruggere l’impiattamento perché ha fame (mestolate sulle dita!!) ! Ti abbraccio! ♥️
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18/11/2017 05:28:14 pm
Grazie Greta per essere sempre così lovely, è bello potersi supportare... se ripenso a tutte le chiacchiere ed i consigli da bloggers e pazze sclerate del Web che ci siamo scambiate mi viene solo da ridacchiare! Avanti sempre che di strada ce n'è tanta! Un bacione!!
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17/11/2017 07:57:01 am
La lettura di questo articolo è stata molto interessante ", non capita spesso di vedere il mondo del blogging davvero "da dentro". Io ho aperto da pochissimo il mio blog, spero davvero un giorno di poter dire che sono anni che ci lavoro, perché sarebbe una grande soddisfazione personale!
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18/11/2017 05:32:16 pm
Ciao Alessia! Grazie per essere passata di qua, innanzitutto, e grazie per le tue parole. Non posso che farti un grandissimo in bocca al lupo per il tuo blog (che tra l'altro ho sbirciato): mi piace molto il tuo stile e ho già letto i tuoi contenuti. Ce ne vogliono di più di blog sinceri ed onesti, sono dell'idea che farsi conoscere senza orpelli sia la chiave per far capire davvero cosa ci sia dietro ad un progetto.
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